Autostrada del Sud #41 - 20 libri
Ciao, questa è l’ultima puntata di AdS del 2023 e sarà un po’ diversa da solito. Ho deciso di consigliarvi 20 libri centro e sudamericani che secondo me potrebbero piacervi; una lista di libri nella quale potreste trovare storie adatte a voi o a un momento particolare che state vivendo. Ho voluto inserire sia classici che contemporanei e accanto a ognuno trovate un voto, assolutamente personale e che si rifà a cosa piace a me, cosa mi diverte, cosa mi intrattiene, cosa mi appassiona. Non è - ovviamente - un giudizio di valore universale.
Da gennaio AdS diminuisce la sua frequenza. Uscirà nei mesi dispari e ci troverete qualche modifica/novità. Sei numeri all’anno più un numero speciale a dicembre.
Nel frattempo potete trovarmi su Instagram, Twitter e Threads.
Prima di iniziare, una piccola nota. Domani è il 23 dicembre e saranno due anni dalla scomparsa di Joan Didion.
Nicolò Saverio Centemero, medico e collaboratore della Fondazione Sasso Corbaro, oltre che organizzatore del festival letterario ChiassoLetteraria, mi ha chiesto se poteva intervistarmi su Joan Didion. A me è parsa una cosa bizzarra e contemporaneamente molto bella e il risultato è una lunga chiacchierata che trovate al link in bio, in cui parlo di lei, dei suoi libri, di serpenti a sonagli, di Ernest Hemingway, di lutto e dolore, di musica, di California e di tutte le storie che ci raccontiamo per vivere. Si intitola «Uccidere un serpente è come possedere un serpente», la potete leggere QUI e questa di seguito è una piccola preview.
Iniziamo.
20 libri centro e sudamericani (in rigoroso ordine alfabetico) che potrebbero piacerti
Mario Benedetti, La tregua, Nottetempo. Traduzione di Francesco Saba Sardi. 🔥🔥🔥🔥
Martín Santomé è un impiegato vedovo, con tre figli grandi, che dalla vita non si aspetta più granché. La sua vita procede piatta, con giorni uguali agli altri, in attesa della pensione. Finché nel suo ufficio non viene assunta una giovane donna di nome Avellaneda, e tra i due nasce un amore insperato, fresco, nuovo, che mette a soqquadro la quotidianità di Martín e che stravolge all’improvviso la vita dell’uomo. La storia di come le cose prendono nuovi passi, nuovi ritmi, di come le carte possono mescolarsi e creare giochi nuovi, anche quando non pensavi che le carte fossero ancora sulla tavola. Un classico contemporaneo che non stanca mai.
Roberto Bolano, 2666 o I detective selvaggi (o qualsiasi altra cosa), Adelphi. Traduzione di Ilide Carmignani 🔥🔥🔥🔥🔥
Che cosa possiamo dire? Ogni cosa che scrive è per me un miracolo, un capolavoro, qualcosa che mi lascia a bocca aperta e che non riesco ad afferrare del tutto. A 2666 sono particolarmente legata perché è stato un viaggio vero, lungo un anno, che ho amato in ogni sua fase (ci sono state anche delle salite nel quarto libro). In mezzo ci sono stati Stella distante e Chiamate telefoniche. Ho iniziato il 2023 con Notturno cileno e l’ho finito con I detective selvaggi. Nel 2024 conto di leggerne almeno un altro paio, centellinando il centellinabile perché è proprio uno di quegli autori che ti fa sospirare di contentezza al pensiero che ci siano ancora sue pagine da leggere.
Jorge Luis Borges, Finzioni (o qualsiasi altra cosa), Adelphi. A cura di Antonio Melis. 🔥🔥🔥🔥🔥
Fatico anche qui a consigliare un solo libro perché Borges è il maestro dei maestri e lo dimostra anche la sua passione per i gatti. Il mio-suo racconto preferito è “La casa di Asterione”, che è contenuto in un’altra raccolta, L’Aleph, ma ho scelto Finzioni in onore della rivista letteraria nella quale mi sono formata. È la sua raccolta di racconti più famosa e contiene alcuni tra i suoi testi più meravigliosi, come “Tlon, Uqbar, Orbis Tertius” o “Il giardino dei sentieri che si biforcano”. Se non avete mai letto nulla di Borges vi consiglio di iniziare da qui, anche se può sembrare un libro complesso, oscuro, intricato. Invece è solo Borges, e bisogna entrarci come si entra sulla pista da ballo.
Julio Cortazar, Rayuela, Einaudi. Traduzione di Flaviarosa Nicoletti Rossini, Irene Buonafalce, Jaime Riera Rehren, Giulia Zavagna. 🔥🔥🔥🔥🔥
Va bene, qui parliamo del mio libro preferito nel mondo (anche se bisognerebbe aprire una grande parentesi su questa affermazione, per esempio: letto oggi, dopo tutto quel che ho letto nel frattempo, rimarrebbe il mio libro preferito? Io penso di sì, ma non posso scommetterci). È il libro dal quale partire se non si è letto niente di Cortázar? No. È il libro migliore che potreste leggere nel 2024? Sì. Un viaggio tra Parigi e l’Argentina, un gioco del mondo tra la terra e il cielo, e in mezzo personaggi incredibili e “la Maga”. Un “contro-romanzo” che si può leggere in molti modi (e del resto all’inizio del libro lo stesso Julio ci indica in che ordine possiamo leggere i capitoli), una storia che non sarà mai la stessa. È un capolavoro vero, avanti anni luce rispetto a tutto.
Amparo Dávila, L’ospite e altri racconti, Safarà editore. Traduzione di Giulia Zavagna. 🔥🔥🔥🔥
Amparo Dávila è stata una scrittrice e poetessa messicana che possiamo finalmente leggere grazie al bellissimo lavoro di recupero fatto da Safarà. I racconti di Dávila sono racconti inquietanti, ma in una forma sottile, ansiogena, che mette i brividi. Il suo lavoro è stato paragonato a quello di Edgar Allan Poe, di Shirley Jackson ed Eleanor Carrington, ed è vero ma fino a un certo punto. Dávila è solo Dávila e si sente l’influenza centro-sudamericana nelle sue ambientazioni, nei dialoghi e in tutte le cose non dette.
Mariana Enriquez, Le cose che abbiamo perso nel fuoco, Marsilio. Traduzione di Fabio Cremonesi 🔥🔥🔥🔥
E a proposito di racconti del terrore… Enriquez quest’anno è uscita in Italia con una nuova raccolta di racconti, I pericoli di fumare a letto (in realtà è la sua prima raccolta di racconti uscita in lingua spagnola), io però vi consiglio Le cose che abbiamo perso nel fuoco, la sua raccolta più matura e più riuscita. Racconti in cui il terrore esce dai bordi del genere e si cala nella contemporaneità, abbracciando le disparità sociali, il corpo politico, il corpo delle donne, la dittatura e la barbarie che si è portata appresso. Una scrittrice magnifica.
Hector Abad Faciolince, Una poesia in tasca, Lindau. Traduzione di Monica R. Bedana. 🔥🔥🔥🔥🔥
Ah, che libro magnifico è questo. Che bello è stato leggerlo e che bel ricordo mi è rimasto. Nell’estate del 1987 Héctor Abad Gómez, medico, professore universitario e attivista viene ucciso a Medellín. Il figlio Hector lo trova riverso in strada. Preso dalla disperazione e dal panico gli fruga in tasca e trova una poesia scritta su un foglietto, a cui seguono tre iniziali, JLB. Subito pensa a Borges ma scopre presto che quella poesia non risulta in nessuna antologia del grande scrittore argentino. La ricerca di chiarezza si trasforma in ossessione, come se trovare un senso a quelle parole potesse aiutare a dare un senso anche alla morte del padre.
Federico Falco, Le pianure, Sur. Traduzione di Maria Nicola. 🔥🔥🔥🔥🔥
Quando il protagonista viene lasciato dal compagno, decide di ritirarsi in campagna per curare le proprie ferite ed elaborare la perdita e l’assenza. Nella vita semplice di ogni giorno, cerca di trovare un senso e una nuova routine, aiutato dal ritmo delle stagioni che si riflettono sull’orto che decide di coltivare. Ogni mese ha la sua semina, il suo cibo, la sua ora di luce di buio. La storia della vita presente si mescola alla storia della vita passata, diventando diario intimo e diario di osservazione, in cui appare chiaro che per raccogliere bisogna seminare, avere pazienza, fare alcune scelte anziché altre, aspettare di guarire. Un libro che ho amato profondamente.
Nona Fernandez, Chilean Electric, Edicola Ediciones. Traduzione di Rocco D’Alessandro. 🔥🔥🔥🔥
Che grande piacere e che grande onore è stato presentare Nona Fernandez al Festival di Alghero. Non è scontato che una scrittrice che amiamo sia anche simpaticissima e divertente (e che ti racconti il Cile davanti a un piatto di culurgiones), ma questo è uno di quei casi. Chilean Electric è uno dei suoi libri che mi sono piaciuti di più. La storia dell’arrivo della luce a Santiago e quella di una bambina che ascolta una storia, che diventa scrittrice e illumina con la scrittura, ma anche la luce delle mujeres del desierto e le persone scomparse sulle bollette dell’elettricità. Come sempre, Fernandez unisce punti diversi creando costellazioni, fasci di luce collegati tra loro, raccontando la Storia del Cile attraverso le storie delle persone.
Cristina Rivera Garza, L’invincibile estate di Liliana, Sur. Traduzione di Giulia Zavagna. 🔥🔥🔥🔥
Il 16 luglio 1990, a Città del Messico, una ragazza di vent’anni, studentessa di architettura, viene uccisa dal fidanzato che aveva deciso di lasciare e che da allora è in fuga. La ragazza si chiamava Liliana Rivera Garza e poche settimane prima della tragedia aveva imparato che in lei c’era “un’invincibile estate”, una spinta alla vita che avrebbe vinto su ogni altra cosa. Trent’anni dopo, sua sorella, la scrittrice e accademica messicana Cristina Rivera Garza, decide di raccontare in un romanzo il tentativo di ricostruire la storia della sorella, una storia di violenza di cui nel momento dell’accaduto, nessuno aveva parlato. L’autrice si muove nelle strade di Città del Messico alla ricerca dell’introvabile fascicolo di indagine e nel farlo mescola memoria, rabbia, senso di colpa, tenerezza, politica e attivismo, in un memoir che vuole rendere la sorella presente, proprio a partire dalla sua assenza. E in assenza di un fascicolo che non si trova, Cristina crea un archivio personale, un “archivio degli affetti” fatto di oggetti, racconti, ritagli di giornale, memoria. L’esperienza privata, il femminicidio di una donna, diventa esperienza universale e collettiva per chi resta e per chi non si arrende, perché - per dirlo con le parole dell’autrice - “Siamo loro nel passato, e siamo loro nel futuro, e al tempo stesso siamo altre. Siamo altre e siamo le stesse di sempre. Donne in cerca di giustizia. Donne esauste, ma unite. Ormai stufe, ma con una pazienza secolare. Ormai per sempre furiose.”
Valeria Luiselli, Archivio dei bambini perduti, La nuova frontiera. Traduzione di Tommaso Pincio. 🔥🔥🔥🔥
Uno dei primi libri che ho letto quando mi sono trasferita a Milano. Ricordo che salivo sul 2 in Piazzale Baiamonti e andavo in ufficio senza conoscere la città; guardavo fuori dal finestrino senza sapere dove fossi davvero, controllando su Google Maps la mia fermata. Quando abbassavo gli occhi c’era Archivio dei bambini perduti, la storia di una coppia e dei loro due figli avuti da relazioni precedenti, del loro viaggio in auto verso l’Arizona: lui vuole visitare il luogo dove l’ultima banda di guerrieri apache si è arresa all’esercito americano, lei vuole toccare con mano l’emergenza migratoria al confine, i bambini che lo attraversano soli. La storia di una famiglia e di un Paese, dei suoi paesaggi e delle sue contraddizioni.
Fernanda Melchor, Páradais, Bompiani. Traduzione (immensa) di Pino Cacucci 🔥🔥🔥
Un regalo di Natale 2022 del mio amico Vincenzo che ho letto solo molti mesi dopo. La prima cosa che mi è venuta da dire è che a ogni pagina pensavo “madonna quanto è brava”, e contemporaneamente “a me di questa storia non importa niente”. Quindi ero estremamente ammirata dal tipo di scrittura mentre della trama in sé non mi interessava nulla. Eppure alla fine questo libro mi è rimasto attacco e ci penso spesso, perché sotto alla trama ci sono tematiche e dinamiche molto interessanti. Polo è un ragazzino frustrato che vorrebbe scappare dalla sua vita e dalla sua famiglia, invece sgobba ogni giorno a Páradais, il quartiere dei ricchi per i quali fa lavoretti vari. Vorrebbe scappare con Milton, il cugino maggiore che si è dato a traffici strani, invece conosce Franco, un adolescente ossessionato da una donna che vive a Páradais e per la quale l’ossessione prende strade inquietanti.
Andrés Montero, La morte goccia a goccia, Edicola Ediciones. Traduzione di Giulia Zavagna.🔥🔥🔥🔥
Andrés Montero è quello che io chiamo “un cuoricino”. Lo scorso giugno ho avuto la fortuna di presentarlo alla libreria Gogol di Milano ed è stata una meraviglia. La morte goccia a goccia è una raccolta di racconti brillanti, divertenti, tristi e a volte paurosi, tutti hanno al centro la morte: propria, degli altri, sognata, attesa, rifuggita. Il mio racconto preferito si intitola “Modi di guadagnarsi il paradiso” ed è una meraviglia. Ma vi consiglio anche questo video in cui l’autore racconta una storia, la storia di Carolina, una ragazza che moriva ogni giorno.
Alia Trabucco Zeran, La sottrazione, Sur. Traduzione di Gina Maneri.🔥🔥🔥
Tra qualche mese arriverà il nuovo libro, sempre edito Sur, e io non vedo l’ora di leggerlo. La sottrazione, I must confess, non mi aveva fatta strappare i capelli, ma anche a distanza di tempo ricordo che mi aveva in qualche modo intrigata. Felipe e Iquela un giorno si svegliano in una Santiago coperta di cenere. Non solo: Paloma, una loro amica d’infanzia, torna in città dopo tantissimi anni all’estero. I tre si imbarcano presto in un lungo viaggio in auto attraverso le Ande; un viaggio che riporterà in superficie cose che sembravano sepolte e non facili da guardare negli occhi.
Juan Rulfo, La Pianura in fiamme, Einaudi. Traduzione di Maria Nicola 🔥🔥🔥🔥🔥
Forse la mia raccolta di racconti preferiti al mondo. E dei racconti è difficile parlare perché non si può dire troppo né troppo poco. Quindi mettiamola così: i racconti di Juan Rulfo sono fantastici e sono pieni di verismo. Sono racconti chirurgici, crudeli, scarnificati eppure pieni di magia e di sogno. Per quanto mi riguarda, c’è stato un prima e un dopo questi racconti. Spero possa essere lo stesso per voi. (Di Juan Rulfo avevo parlato QUI, nel caso voleste farvi un’idea).
Ernesto Sabato, Sopra eroi e tombe, Einaudi. Traduzione di Jaime Riera Rehren. 🔥🔥🔥🔥🔥
Più vado avanti a scrivere questa lista e più mi sembra impossibile farlo, soprattutto quando trovo questi giganti. Cosa dire di un libro immenso come Sopra eroi e tombe? Alejandra è una donna strana ed enigmatica, magnetica e misteriosa; Martín è un uomo innamorato e possessivo; ma la storia è soprattutto quella degli Olmos, una famiglia aristocratica dell’Argentina in decadenza, che vive in un quartiere periferico, emarginata dalla vista sociale. Alejandra e suo padre Fernando sono gli ultimi eredi degli Olmos Vidal. Non aspettatevi una trama lineare né troppo senso logico. La storia si snoda tra una scena e l’altra e bisogna abbandonarcisi alla cieca (espressione non lasciata al caso, ma per capirla dovete leggere il libro).
Juan José Saer, Il fiume senza sponde, La nuova frontiera. Traduzione Gina Maneri. 🔥🔥🔥🔥
La storia del Rio de la Plata, un fiume che è molto più che un fiume, su cui affacciano due città - Buenos Aires e Montevideo - e due culture, due civiltà intere. “Juan José Saer dedica al fiume più importante della sua Argentina il racconto – che ricorda Il Mediterraneo di Braudel e Danubio di Magris – della ricerca quasi impossibile dell’identità di quelle terre e delle persone che le abitano”. (Juan José Saer che dovremmo tutt* leggere, molto più di quel che facciamo).
Rodolfo Walsh, Operazione massacro, La nuova frontiera. Traduzione di Elena Rolla. 🔥🔥🔥🔥
Una storia vera, quella dell’uccisione di un gruppo di civili innocenti nel 1957, da parte della prima giunta militare golpista argentina. Walsh vi si imbatte per caso e scopre qualcosa che non sarebbe mai stato raccontato. Indaga e scava, inventando un genere nuovo, un nuovo modo di raccontare. Walsh, infatti, diversi anni prima di A sangue freddo di Capote, crea qualcosa che è a metà tra giornalismo e romanzo. Il risultato è un gioiello senza tempo, feroce e toccante, diventato ormai un classico.
Gabriela Wiener, Sanguemisto, La nuova frontiera. Traduzione di Elisa Tramontin. 🔥🔥🔥🔥
Provare a ricostruire la propria identità e quella della propria famiglia. Anzi, a decostruirla, e Wiener lo fa a partire da un trisavolo, un saccheggiatore archeologico che ha sottratto migliaia di reperti (più un bambino) al Perù e le ha portate in Francia. “Gabriela Wiener segue le orme del patriarca della famiglia e quelle bastarde della sua stirpe. Inizia così un viaggio che attraversa un’identità fatta di abbandoni, gelosie, sensi di colpa e razzismo e che ripercorre la storia di due continenti per approdare in un territorio universale – il corpo – nel tentativo di affrancarlo dagli schemi coloniali che ancora lo opprimono.”
Rodolfo Wilcock, Il libro dei mostri, Adelphi. 🔥🔥🔥🔥
Se non vedete il nome di chi ha tradotto è perché questo libro non è stato tradotto. Wilcock lo ha scritto in Italiano, nella sua casa nel Lazio. Nato a Buenos Aires, si è poi trasferito in un paese vicino Viterbo, dove sarebbe poi morto nel 1978. Suo padre era inglese, sua madre argentina con origini italiane. Il libro dei mostri è il suo ultimo libro, piccoli racconti esilaranti, un viaggio nel genere fantastico che ci permette di incontrare personaggi incredibili e anche improbabili. Un libro da tenere sul comodino e da consultare quando si ha voglia di qualcosa che esce completamente dagli schemi.
*
Ci sarebbero moltissimi altri libri e moltissime altre autrici e autori. Ho lasciato fuori Camilla Sosa Villada, Cynthia Rimsky (che ha appena vinto il MOL 2023, il più prestigioso riconoscimento letterario in Cile, con il suo romanzo Yomurì), Octavio Paz (da me amatissimo), Silvina Ocampo, Gabriela Mistral e Juan Carlos Onetti. Ma anche Ricardo Piglia e Adam Pauls, Aurora Venturini e Samanta Schweblin, Marta Dillon e Pilar Quintana, Ampuero e Pizano, Biza e Trias, Evaristo, Piñon e chissà quant* altr*. Solo che il tempo quello che è e la vita (si spera) ancora lunga. Avremo tempo per parlarne e per leggerne sempre di nuovi :)
Per ora, mi pare di avervi dato abbastanza spunti e spero troverete qualcosa che vi stuzzichi e incuriosisca.
Buone feste e buon 2024, che sia un anno in cui possiamo tutt* mettere a fuoco cosa è importante e cosa ci fa stare bene.
Leggete cose belle e acquistate nelle librerie indipendenti.
Vi abbraccio.
Silvia