Autostrada del Sud / Un libro
Ciao, questa è Autostrada del Sud, la newsletter che di solito parla dei libri che ho letto, mentre oggi parla di un libro solo: quello che ho scritto (quindi mi scuso, ma questa newsletter è al 100% auto-pubblicitaria).
Ho scritto un libro, ecco quel che devo dire. Basterebbero queste quattro parole. Esce la prossima settimana, il 5 settembre, e invece di scrivere solo queste quattro parole, ho pensato di raccontarvi come è nato, cosa è successo, che viaggio ha fatto, in cosa si è trasformato.
Genesi
L’ho iniziato il 10 agosto 2022, in un parco di Brooklyn, seduta su un asciugamano. L’ho abbandonato e ripreso e poi lasciato di nuovo prima di abbracciarlo definitivamente. L’ho scritto per davvero a Parigi, nell’agosto 2023, ogni mattina dalle 10 alle 14, al banco 62 della Sala Ovale della Biblioteca Richelieu. Il file di lavorazione si chiamava “L’altra, la stessa”, un omaggio a Borges che è rimasto, anche se poi il titolo è cambiato. 
Quando ho finito la prima stesura, l’ho riscritto a Milano, durante un inverno che mi pareva lunghissimo, mettendo le pagine nel freezer come faceva la mia scrittrice preferita. Quando poi ho firmato il contratto con Fandango, con la mia editor abbiamo lavorato sul montaggio, e quando ho iniziato il lavoro “di fino” ho aperto due fogli sullo schermo: a sinistra il libro scritto fino a quel momento, a destra un foglio bianco. Copiavo riscrivendo, cercando di migliorarlo, di lavorare sul ritmo e andando a fondo delle parole, sia quelle che avrei lasciato, sia quelle che avremmo eliminato (abbiamo lavorato in sottrazione: interi capitoli eliminati, nonostante la mia reticenza; invece era la cosa giusta da fare).
La parte di te che ama
È strano pensarci, guardarlo, vederlo online, pensare che esiste nel mondo. Sapevo da sempre che volevo scrivere, che avrei scritto, che la mia strada era questa. Eppure negli anni avevo perso la fiducia, l’autostima, mi ero un po’ persa. La verità è che non si trattava solo di poca fiducia o di troppe letture (una volta una persona mi ha detto che solo le persona pazze, leggendo tanto e leggendo libri incredibili, pensano ancora di voler scrivere; come si fa a pensare di scrivere dopo aver letto 2666? “Se vuoi scrivere, o hai letto troppo poco o vuoi scrivere per davvero”), la verità è che a un certo punto ho iniziato a scrivere per i motivi sbagliati. Non scrivevo per amore della scrittura, scrivevo perché volevo essere vista, scrivevo per poter dire “ho scritto un libro” e non c’è niente di peggio di questo, non c’è niente di peggio di fare qualcosa che diciamo di amare per ego o ansia da affermazione. Era una cosa che detestavo, quando la vedevo negli altri, e ora eccomi lì, impantanata proprio in quello stesso fango. Questa cosa veniva in superficie anche nelle cose che scrivevo e non ha portato, ovviamente, a niente di buono. Lo diceva anche David Foster Wallace: deve uscire la parte di te che ama, invece che quella che vuole soltanto essere amata, e a un certo punto questa cosa è effettivamente cambiata, dentro di me, e da quel momento è cambiato anche il modo in cui si muovevano le mie mani sulla tastiera, il mio modo di pensare, il mio modo di mettere su carta le cose. Così ora c’è un libro in uscita che mi rappresenta, o meglio: rappresenta chi ero mentre lo scrivevo, e anche se ora sono già una persona diversa, sono felice di aver tenuto fede e aver rispettato quella donna e il suo modo di pensare.
Davanti a un cubo di marmo
Scriverlo non è stato facile. Non lo è mai. Una volta Marco Missiroli mi ha detto che finire un libro è soprattutto un’esperienza esistenziale, prima che narrativa. È vero. Quando scrivi, capita di voler buttare ogni pagina, capita di essere schifati oppure meravigliati. Siamo portati a pensare che la scrittura abbia a che fare con l’epifania, con l’ispirazione, ma io credo che abbia soprattutto a che fare con l’artigianalità. Quando scriviamo, siamo scultori davanti a un cubo di marmo. Dentro ci vediamo una figura tridimensionale, ma la vediamo solo noi, e prendiamo il nostro piccolo scalpello, ogni giorno, diamo piccoli colpetti, fino a che qualcosa compare. Allora insistiamo, ceselliamo, smussiamo, togliamo, cambiamo. Aggiungiamo una virgola che poi elimineremo di nuovo, togliamo avverbi, subordinate, cerchiamo sinonimi e ci fermiamo a guardare in aria, per vedere meglio un’immagine e cercare le parole che la rendano esattamente uguale o il più simile possibile a quello che avevamo in testa.
Davanti alla scrivania di casa mia, la casa in cui vivevo quando l’ho scritto, ho tenuto appeso, per tutto il tempo, un foglietto con alcune frasi di Jami Attenberg che avevo letto in una puntata della sua newsletter e che ora è nel mio portafoglio. Mi serviva averle davanti ogni giorno per ricordarmi che niente sarebbe arrivato in modo facile e che dovevo avere fiducia, forse anche un pizzico di fede, in quello che sentivo dentro di me.
Sogni e profezie
Spesso faccio sogni che si avverano. Sogno gravidanze, incontri, cose precise che accadono in momenti precisi. A volte invece sono più sensazioni: sogno persone che dicono cose, o stanno più o meno bene, mi devono parlare e mi appaiono in sogno per dirmi quello che vorrebbero. Mi hanno detto che potrebbe avere a che fare col fatto che ho la luna in scorpione, ma sinceramente ci capisco molto poco, lo prendo solo per vero.
La notte tra la vigilia e Natale del 2024 ho sognato di incontrare Enea Brigatti che mi diceva: sono davvero felice di fare la cover del tuo libro. Non siamo particolarmente amici, ci conosciamo da anni per giri editoriali e gli regalai la tote bag di Autostrada del Sud in quanto millesimo iscritto. L’ho seguito negli anni e mi ero innamorata delle cover che aveva fatto per TuttoLibri del quotidiano La Stampa e forse mi erano rimaste impresse, si erano rifugiate da qualche parte nel mio cervello.
Quando mi sono svegliata da quel sogno, gli ho subito scritto per riderne insieme e lui mi ha detto: perché no? Così è nata l’idea di usare un suo collage, e il sogno è poi diventato reale e io non potrei essere più felice perché ho subito sentito che era la copertina perfetta per quel che avevo scritto. C’è l’acqua (il libro tratta di cose accadute nel paese in cui sono nata, Salò, sul lago di Garda, e l’acqua è un elemento molto importante per me - non solo astrologicamente parlando); c’è una donna in piedi che sembra a suo agio, ma potrebbe cadere da un momento all’altro, basterebbe un passo falso, un movimento sbagliato, per perdere l’equilibrio, farsi male; ha un mirino sul cuore, ma non è il mirino di un fucile, è il mirino che indica il luogo della memoria.
E il risultato è questo, ed è pre-ordinabile QUI.
I primi due appuntamenti
La prima uscita sarà al Festivaletteratura di Mantova, con Georgiana Ursache, giovedì 4 settembre alle 21.30 in Piazza Sordello. L’evento è gratuito e sarà disponibile anche in diretta streaming sul canale YouTube del Festival, QUI.
QUI invece trovate tutto il programma, bellissimo, di quest’anno. Sempre giovedì 4, alle 14.30 intervisto Irene Solà, mentre sabato 6, alle 14.30, dialogherò con Alejandro Zambra. Chi segue questa newsletter da un po’, sa quanto io ami questa autrice e questo autore.
A Milano, invece, l’appuntamento è giovedì 11 settembre alle 19.00, al Nuovo Armenia (Via Livigno 9) con il banchetto di Alaska Libreria. Con me ci sarà Vincenzo Latronico, che è un grande amico prima che uno scrittore che stimo tantissimo e una persona a cui devo molto. 
Ingresso gratuito fino a esaurimento posti, evento garantito anche in caso di pioggia perché siamo all’aperto ma al coperto.
Sarà una vera e propria festa: si beve, si chiacchiera e si balla; il Nuovo Armenia è un posto FA-VO-LO-SO: vi aspetto <3
I prossimi appuntamenti li metterò nelle storie di Instagram, lasciandole in evidenza, dunque se vi va mi trovate QUI.
Grazie per aver letto fino a qui e grazie per aver ascoltato la mia gioia.
Se vuoi dirmi qualcosa puoi rispondere a questa mail.
Per tutto il resto, ci sentiamo presto!
Silvia







