Autostrada del Sud #8
Settembre è il mio mese preferito, perché è il mese degli inizi. Rispondo all'anno scolastico, prima che a quello solare, ed è a settembre che mi sento più viva, in discesa, con un ventaglio di opzioni che devo solo mettere in fila e attraversare.
Il primo settembre sono entrata nella mia nuova casa. Nella mia prima casa, a dire il vero. Dopo anni di stanze e appartamenti più o meno di passaggio - tra Verona, Parma e Milano - ho caricato su un camion tutta la mia vita, che mi è stata consegnata al piano, nell'atrio dell'ingresso, rinchiusa in 42 scatole più o meno grandi. Negli ultimi mesi ho vissuto a Milano con il minimo indispensabile. Sette paia di pantaloni, qualche maglietta e camicia, i libri preferiti.
Non sono legata alle cose materiali, non accumulo niente, tendo al minimalismo (non voglio passare come anaffettiva, ma non conservo i biglietti d'auguri, né i messaggi. Cancello quasi tutte le conversazioni WhatsApp e Telegram e non sono legata quasi a nessun oggetto). Ma non avere le mie cose sotto mano per otto mesi è stato più difficile di quanto pensassi. Mi è mancato non avere i miei libri a portata di mano, mi è mancato non avere il mio bollitore del the, mi è mancata la mia tazza preferita e mi sono scoperta molto più legata agli oggetti di quel che credevo. Così, entrata in questa casa senza ricordi che pure è casa mia, la prima cosa che ho fatto è stato poggiare il mio libro preferito in una stanza vuota, respirare profondamente e dire: oggi inizia un capitolo nuovo.
Poi ho fatto un piccolo altarino in camera, con le cose a cui sono più affezionata, e ho dato inizio a questo autunno che porterà un sacco di novità.
Benvenutx a una nuova puntata di Autostrada del Sud, la newsletter cortázariana totalmente di parte che vi racconta le mie ultime letture, i libri in uscita, i libri che voglio leggere e che vi legge ad alta voce un estratto di qualcosa che ho amato.
Come sempre: se avete consigli, richieste, suggerimenti, potete scrivermi a autostradadelsud [at] gmail [dot] com. Potete scrivermi anche solo per dirmi Ciao, per raccontarmi cosa state leggendo, per consigliarmi libri belli e dirmi che fate. E se vi va potete consigliare questa newsletter ai vostri amici.
Mi trovate anche su Twitter e su Instagram, il nome è sempre lo stesso: silviacardinale.
Cosa ho letto quest'estate.
Elvira Navarro, La lavoratrice, LiberAria. Traduzione di Sara Papini.
La lavoratrice è stato il primo libro marcatamente sperimentale di questa mia estate (ce ne sono stati diversi). Racconta di Elisa e Susana: la prima lavora in una casa editrice con un contratto precario, si è dovuta allontanare dal centro di Madrid e affitta una stanza alla seconda, da cui è incuriosita ma che in qualche modo tiene a distanza, perché le sembra uno specchio troppo fedele della sua vita in quel momento; vita fatta di incertezze, precarietà, barcollamenti. La narrazione non è lineare, perché lineare non è la vita quando cresci, diventi precaria, baratti i tuoi desideri con le necessità, condividi casa con sconosciuti e guardi la città in cui vivi cambiare e modellarsi. Ogni tanto mi sono chiesta se quello che stavo leggendo fosse vero, pur nella finzione, o se fosse un'allucinazione, un'interpretazione errata della voce narrante. E arrivata in fondo ho capito che non era assolutamente importante.
Ottessa Moshfegh, Il mio anno di riposo e oblio, Feltrinelli. Traduzione di Gioia Guerzoni.
Se ne è parlato moltissimo, ho avuto i social invasi da questa copertina per mesi. Ho avuto la possibilità di ascoltarla a Ivrea, intervistata da Francesca Manfredi, e mi ha molto incuriosita. Classe '81, nordamericana, Moshfegh racconta la storia di una ragazza che decide di dormire il più possibile, ibernarsi per un anno attraverso i farmaci, per provare a capire se si può evitare il dolore (spoiler: no), non provare sentimenti, scansare la memoria e, possibilmente, andare avanti. L'ho divorato in pochi giorni, pur non sopportando la protagonista e provando una sorta di fastidio a livello epidermico. Tecnicamente Moshfegh è bravissima, ha scritto un libro in cui non succede quasi niente, un libro ripetitivo dove l'azione è ridotta quasi a zero. È voluto, perché il ritmo del romanzo rispecchia il dentro della protagonista. Una ragazza sola, privilegiata, stanca, viziata, depressa, che prova in tutti modi ad anestetizzare ogni cosa, nella speranza che non guardare ciò che la ferisce faccia scomparire quella cosa. Finale un filo prevedibile, ma l'ultimo capitolo l'ho riletto cinque volte, con un nodo alla gola.
Julio Cortazar, Animalia, Einaudi. Traduzione di Irene Buonafalce, Cesare Greppi, Vittoria Martinetto, Flaviarosa Nicoletti Rossini, Cecilia Rizzotti.
Nei racconti di Cortázar ci sono un sacco di animali. Veri, inventati, non ha importanza. Tutta la narrativa di Julio viaggia su un filo molto sottile tra reale e fantastico, e qui non si fa eccezione. Tra uomini che vomitano coniglietti bianchi, ratti giganti da catturare, un sacco di formiche, Aurora Bernárdez, prima moglie dello scrittore, ha raccolto tutti i racconti che vedono animali nella loro narrazione. Alcuni li avevo già letti in altre raccolte, altri li ho scoperti qui. E come sempre la scoperta con Julio è magia. (Piccola curiosità: Julio ha avuto due gatti. Una si chiamava Flanelle, l'altro Theodor Adorno. Per altre curiosità su Julio da sfoggiare all'aperitivo vi rimando a QUESTO PEZZO che avevo scritto con Andrea Meregalli durante il Cortázar Day, anche se il sito di Finzioni lo attribuisce solo a me, non so perché).
Shirley Jackson, Paranoia, Adelphi. Traduzione di Silvia Pareschi.
Curato dai figli della Jackson, Paranoia raccoglie alcuni racconti della "maestra di Stephen King" e alcuni scritti autobiografici. Pezzi scritti per conferenze, per riviste, ma anche riflessioni personali della scrittrice alle prese con la famiglia, con i figli, con la difficoltà di trovare il tempo per la scrittura e per sé. È un libro perfetto per approcciarsi alla sua opera e alla sua autorialità, perché mescola diverse forme mantenendo una fedeltà costante. Mi sono molto divertita a leggerlo.
Valeria Parrella, Almarina, Einaudi.
Trovo che Valeria Parrella sia una delle migliori scrittrici italiane viventi. Di recente, di suo, avevo letto il racconto contenuto ne I racconti delle donne, l'antologia Einaudi curata da Annalena Benini. Un racconto splendido che niente aveva da invidiare alle gigantesse presenti in quella raccolta. A cinque anni da Tempo di imparare, è tornata in libreria con Almarina, un romanzo che parla di carcere, di solitudine e di amore. Elisabetta è una donna rimasta vedova che insegna matematica nel carcere minorile di Nisida. L'incontro con Almarina, una ragazza romena di sedici anni, finita in carcere dopo essere stata violentata e maltrattata dal padre, è un colpo di fulmine che cambia la vita di entrambe.
Valeria Luiselli, Volti nella folla, La nuova frontiera. Traduzione di Elisa Tramontin.
Il mio primo Luiselli, un nome che da tempo volevo approfondire. Nata a Città del Messico, cresciuta in Sudafrica e newyorkese d'adozione, classe 1983, con i suoi due romanzi (quasi tre) e due saggi ha vinto premi quali l'American Book Award e il Los Angeles Times Book Prize. Volti nella folla è un romanzo strano. Frammentario, in cui le storie si intrecciano fino a mescolarsi, tanto da non sapere più in quale piano narrativo ci si trova. Ho apprezzato molto la sperimentazione tecnica e narrativa che ha messo in atto in questo libro, anche se alla fine qualcosa mi è sfuggito tra le mani. QUI potete leggere un'intervista uscita per il Guardian.
Cosa sto leggendo
Valeria Luiselli, Archivio dei bambini perduti. La nuova frontiera. Traduzione di Tommaso Pincio.
E già che parliamo di Luiselli, sto leggendo in questo momento il nuovo romanzo, Archivio dei bambini perduti, sempre edito da La nuova frontiera e tradotto da Tommaso Pincio. Un romanzo corposo, ambizioso, che ha preso 4 anni di scrittura e molta ricerca. Il romanzo racconta la storia di una famiglia in viaggio verso l'est degli Stati Uniti, un matrimonio che vacilla, molti silenzi, la ricerca del luogo in cui l'ultima banda Apache si è arresa agli occhi-bianchi, la volontà di catturare una storia attraverso i suoi suoni, e parallelamente della storia dei bambini che attraversano soli il confine messicano alla ricerca di asilo, di una nuova vita. Più il libro avanza, più diventa bello, solido. Valeria Luiselli si sta imponendo come una delle migliori scrittrici della sua generazione e se lo merita fino all'ultimo centimetro.
Ted Chiang, Respiro, Frassinelli. Traduzione di Christian Pastore.
Quest'estate è successa una cosa strana. Mi sono avvicinata alla letteratura fantastica (ma niente a che vedere con i draghi e gli elfi). A dire il vero non so definire questo genere. Carmen Maria Machado si può iscrivere in questa definizione? Forse sì, ma è riduttivo. E lo stesso vale per Chiang, che è considerato uno scrittore di fantascienza (ed è vero), ma anche in questo caso è una definizione riduttiva o comunque non esemplificativa del tutto. Nato negli Stati Uniti da genitori cinesi, ha vinto con i suoi racconti una quantità considerevole di premi. Un anno ha anche rifiutato il premio Hugo, perché non si sentiva soddisfatto del risultato. Lavora nel campo dell'intelligenza artificiale e dal suo racconto Storie della tua vita (tratto dalla raccolta omonima, sempre edita Frassinelli), hanno tratto il film Arrival, del 2016. I suoi racconti sono a metà tra la fantascienza, il distopico, il surreale, il fantastico. Ricordano Borges, ma anche Black Mirror. Ma soprattutto ricordano Ted Chiang.
QUI un'intervista al suo traduttore italiano.
Livia Chandra Candiani, La bambina pugile ovvero la precisione dell'amore, Einaudi editore.
È una raccolta di poesie uscita nel 2014. Bellissima, delicata e pungente insieme. Scava tipo la goccia delle torture cinesi. Faccio fatica a dire qualcosa di sensato quando si parla di raccolte poetiche, quindi facciamo che ve ne leggo una QUI.
Cosa leggerò a breve (fermo restando che è probabile cambi idea tra cinque minuti).
David Foster Wallace, Infinite Jest, Einaudi. Traduzione Edoardo Nesi.
Ho iniziato Infinite Jest nel 2012, sono arrivata a pagina 400, non l'ho mai finito. Non perché non mi piacesse, anzi. Di quelle 400 pagine lette 9 anni fa ho un ricordo nitido, come fosse un film impresso nella retina. Ricordo però la fatica fisica che sentivo addosso. Allora mi alzavo alle 5 del mattino per andare a lavorare e la sera, sulla mia poltrona Ikea in una stanza calda del centro di Parma, non riuscivo a reggere il peso del libro. Non riuscivo a passare dalla lettura del romanzo alla lettura delle lunghissime (e piccolissime) note finali. Ricordo che leggevo dieci pagine e mi sentivo illuminata come si può essere di fronte a un capolavoro, ma distrutta, fisicamente spossata dall'attività di lettura. Solo che da allora, ciclicamente, mi chiedo dove andrà quella storia. Quindi è deciso: sarà l'autunno di Infinite Jest. QUI, sul "fu Finzioni", Lorenzo Castelli parlava di quando lo aveva riletto.
Joan Didion, Salvador, Granta Books.
Come forse ormai avrete capito, ho una specie di ossessione per Joan Didion. Francesco Guglieri, editor narrativa straniera Einaudi, qualche tempo fa ha postato su Twitter questa edizione di Salvador, reportage giornalistico che la Didion scrisse nel 1982, poco dopo la fine della guerra civile, in un paese martoriato e in cui la violenza era uno strumento governativo. Non esiste un'edizione italiana [tutti i libri di Joan Didion sono tradotti in Italia da Il Saggiatore e E/O. All'appello mancano Salvador, Political Fiction (2001) e Fixed Ideas (2003)] ma tenteremo la lettura in lingua.
Colson Whitehead, I ragazzi della Nickel, Mondadori. Traduzione di Silvia Pareschi.
La prima sera del mio festival della letteratura di Mantova 2019 ho partecipato all'evento con Colson Whitehead. Presentava il suo nuovo romanzo, I ragazzi della Nickel, uscito da poco per Mondadori. La storia è quella di due ragazzi che finiscono in una scuola di correzione, la Nickel appunto. E hanno a che fare con tutto quello che gira attorno alle scuole di correzione: maltrattamenti fisici e psicologici, e nel mentre cercare di trovare la propria strada, se ancora c'è modo di averne una. La storia tra spunto dalla realtà: Dal 1900 al 2011 in Florida, a Marianne, c'era la Dozier School for Boys, chiusa in seguito degli ennesimi maltrattamenti e alla scoperta di un cimitero non ufficiale in cui sono stati trovati i corpi di 55 studenti scomparsi.
Cosa sta per uscire (o cosa è uscito da poco)
Anna Burns, Milkman, Keller editore. Traduzione di Elvira Grassi.
Esce, FINALMENTE. Mi sembra debba uscire da cent'anni, ma ormai ci siamo, esce il 14 settembre. Ne avevo già accennato in una vecchia puntata e non mi ripeto nella descrizione, ma mi ripeto nel ricordarvelo perché credo (spero) ne valga la pena.
Davide Orecchio, Il regno dei fossili, Il Saggiatore.
Dopo Città distrutte (premio Supermondello 2018) e Mio padre è la rivoluzione, il 10 ottobre esce il nuovo libro di Davide Orecchio, Il regno dei fossili, in cui storia e finzione si mescolano insieme. La storia di una ragazza di nome Albina incontra quella di Giulio Andreotti, che diventa a breve la sua ossessione. Tra le pagine di diario del presidente della DC ritroviamo la storia di un pezzo di nazione, " in un’opera che si fa biografia impossibile di un uomo, di una nazione e, infine, di tutti noi." (cit.)
Chiara Valerio, Il cuore non si vede, Einaudi editore.
A tre anni da Storia umana della matematica, Valerio torna con un nuovo romanzo, sempre nei super coralli Einaudi. Una storia che racconta come cambiano le relazioni, la loro "meccanica involontaria", si legge nella quarta di copertina. Il protagonista è Andrea, un uomo che si sveglia senza cuore, e continua a vivere. "Certo, se l’umanità intera ha il terrore di morire, deve prendere atto che per lui è diventato impossibile. Come può smettere di battere un cuore che non c’è più?". Già, come può? (È uscito il 10 settembre)
Etgar Keret, Fly Already, Granta Books.
Il 12 settembre è uscito il nuovo libro di Etgar Keret, autore israeliano che adoro.
Si intitola Fly Already, e se volete saperne di più potete leggere un'intervista all'autore uscita sul Guardian QUI.
Elena Ferrante.
Non si sa quasi nulla. La casa editrice E/O ha divulgato un comunicato stampa via mail il 9 settembre, poco prima di annunciare la cosa sui social network. Il comunicato dice solo che esce il 7 novembre e ne riprende una citazione. Non c'è titolo, non c'è tema, tutto segue la scia dell'anonimato dell'autrice. Non so voi, io vedo un po' tremare gli scrittori che da piano editoriale sono in uscita a novembre.
Altri libri letti o riletti quest'estate:
Jonathan Bazzi, Febbre, Fandango. (Mamma mia che piano editoriale della madonna che sta sfornando Fandango. Vorrei leggere ogni cosa).
Joan Didion, A Sud e a Ovest, Il Saggiatore. Traduzione di Sara Sullam.
Roman Gary, La vita davanti a sé, Neri Pozza. Traduzione di Giovanni Bogliolo.
Shirley Jackson, Abbiamo sempre vissuto nel castello, Adelphi. Traduzione di Monica Pareschi.
Cormac McCarthy, La strada, Einaudi editore. Traduzione di
Joan Didion, L'anno del pensiero magico, Il Saggiatore. Traduzione di Martina Testa.
E ora una comunicazione di servizio assolutamente di parte.
Il 29 settembre, alla meravigliosa libreria Gogol & Company di Milano, torna un nuovo appuntamento di Milano Dentro/Fuori. Cos'è? Un evento bellissimo, in cui la libreria e Michele Crescenzo, organizzatore degli eventi, invitano cinque autori/autrici a leggere un racconto inedito su Milano, di massimo cinque minuti di lettura. Ebbene, Michele e il cucuzzaro della libreria mi hanno chiesto di essere tra i cinque dell'edizione di settembre e io sono felicissima e onorata. Quindi: se siete a Milano o se ci capitate, vi aspettiamo in Via Savona per bere, chiacchierare, ascoltare. Se non ci potete essere, sappiate che ci sarà la diretta Facebook :) QUI un video che vi fa vedere che meraviglia sia Milano Dentro/Fuori. Presto l'evento FB con tutti gli ospiti. Vi aspetto!
Grazie per aver letto fino a qui e grazie anche se avete smesso molte righe fa.
Come sempre perdonate eventuali refusi, e passate un bell'inizio di autunno.
Ci si risente tra un po'.
Silvia