Autostrada del Sud #5
It's a Hollywood Summer
È così tanto tempo che non mando la newsletter che avevo scordato la password di Tinyletter, la password di Gmail collegata, la password di tutto.
È stata un'estate piena di eccezioni, e anche questo evento (una persona precisa come me non dimenticherebbe mai le password, né si dimenticherebbe di creare un account di recupero) lo ha confermato.
Ho deciso di chiamare questa puntata It's a Hollywood Summer, che è un verso di una canzone dei National che amo molto.
In questa puntata parlerò di libri che ho letto più o meno recentemente, che mi hanno accompagnata in questa estate, a cavallo di questo capodanno che settembre finisce sempre per diventare. E poi certo, la solita sezione di libri interessanti in uscita, e il solito podcast con una piccola lettura (mi sono inceppata un paio di volte, mi perdonerete).
Prima di iniziare, la normale tiritera: se avete consigli, richieste, suggerimenti, potete scrivermi a autostradadelsud [at] gmail [dot] com. Potete scrivermi anche solo per dirmi Ciao, che fa sempre piacere.
Partiamo.
Jeanette Winterson, Non ci sono solo le arance, Mondadori, traduzione di Maria Ludovica Petta.
Non conoscevo questa scrittrice inglese, nata a Manchester nel 1959, ma considerata dalla critica una delle più importanti scrittrici contemporanee. Il libro è semi-autobiografico e racconta di una bambina di nome Jeanette che viene adottata da una famiglia appartenente alla comunità pentacostale inglese. La madre, una fanatica religiosa, cresce la figlia con la speranza che diventi una missionaria. E la bambina, che cresce con un'educazione religiosa rigidissima, è convinta lei stessa di questa vocazione. Almeno finché non scopre di sentirsi attratta dalle ragazze e, in particolar modo, da Melanie. Tutto allora si ribalta. Non il capolavoro della vita, ma mi sono divertita a leggerlo. Scrittura che scivola via, umorismo che non ti aspetti. Promosso.
Daniel Mendelsohn, Un'odissea, Einaudi, traduzione di Norman Gobetti.
Un capolavoro. E basta. Non so come altro definire questo libro. Divorato in pochi giorni, è un po' un memoir e un po' un libro di critica letteraria. I piani di narrazione sono tre: la lettura e la spiegazione dell'Odissea di Omero; il corso che Mendelsohn ha tenuto al Bard College sull'Odissea, e al quale il padre dell'autore, ottantunenne in pensione, ha deciso di partecipare; il viaggio che Menderlsohn ha fatto col padre, a corso concluso, nel mediterraneo, facendo una crociera sulle tracce di Odisseo. Questi tre filoni narrativi si intrecciano tra di loro capitolo dopo capitolo, facendoci non solo (ri)scoprire l'opera di Omero (Mendelsohn è un fine studioso di lettere classiche e un professore, e si sente), ma anche facendoci riflettere su cosa significhi essere padri ed essere figli, allora come oggi. Alla fine avrete quasi voglia di studiare il greco antico.
Graham Swift, Un giorno di festa, Neri Pozza, traduzione di Luca Briasco.
Un piccolo gioiello. La storia è quella di Jane Fairchild, giovane orfana che presta servizio presso i Niven, e Paul Sheringham, rampollo in procinto di sposare Emma Hobday. Tra i due c'è una relazione da sette anni, una relazione senza pudore e libera, apparentemente senza senso eppure forte. Il romanzo si svolge tutto durante il Morhering Sunday, la festa della mamma. Quella giornata passata insieme sarà una giornata indimenticabile per Jane. Un libro in cui c'è l'amore passa per le differenze e il sesso anche per la lontananza dei mondi. E poi c'è il colpo di scena. Si legge in due pomeriggi e non c'è verso di staccarsi (incipit noioso a parte).
Sally Rooney, Parlarne tra amici, Einaudi, traduzione di Maurizia Balmelli.
Mentre in Uk esce il nuovo romanzo, Normal people, mi ritrovo a ripensare a Parlarne tra amici. L'ho letto a marzo, mentre ero a Londra (avevo finito il libro che avevo portato e mi sono fiondata da Foyles. Sally Rooney ha un inglese davvero accessibile oltre che bello). Ovunque leggerete che è la storia di un triangolo, in alcuni casi anche di un quadrato. Voi spazzate via queste frasi con un colpo di manica. Non c'è nessun triangolo e nessun quadrato. Non siamo a una lezione di geometria. L'esordio di Sally Rooney (irlandese, anni 27, enfant prodige che avercene, di scrittrici così) ha invece la capacità di raccontare, parlando di relazioni, molto altro. La ricerca di una propria personalità, i rapporti di potere, le diverse "classi sociali", il corpo della donna, la solitudine e il nostro rapporto con pc e cellulari. C'è un bellissimo pezzo di Claudia Durastanti che vi consiglio. È uscito su Repubblica e parla delle nuove scrittrici irlandesi. Lo trovate QUI. Nel frattempo, aspetto che Amazon mi consegni Normal people, perché si sa, il vero romanzo è il secondo, e se il secondo è bello, qui ne vedremo delle belle.
Il mio libro preferito di quest'estate è stato Camere Separate di Pier Vittorio Tondelli.
Durante gli anni dell'università, quindi parliamo di almeno un decennio fa, avevo letto Altri libertini e Biglietti agli amici. Camere separate lo avevo iniziato, ma non l'avevo finito. Riprenderlo in mano, leggerlo, è stata come un'esplosione. Nato a Correggio, prematuramente scomparso nel 1991 a 36 anni, è per me uno dei più grandi della sua generazione. La storia è quella di Leo e Thomas, della loro storia d'amore, dei loro viaggi, delle loro separazioni e dei loro equilibri. Del loro dolore e della loro separazione.
Recentemente Bompiani l'ha ristampato, con una parte di contenuti speciali a cura di Fulvio Panzeri. Costa solo 13 euro ed è il consiglio a cui tengo di più: leggetelo.
QUI ne leggo un estratto.
James Baldwin, La stanza di Giovanni, Fandango,Traduzione di Alessandro Clericuzio.
Come per Camere separate, anche in La stanza di Giovanni sono più le parti che ho sottolineato che quelle che ho tenuto intonse. Un libro potentissimo, una storia d'amore e di paura. David, un giovane newyorkese, arriva a Parigi con la speranza di crescere e di prendere le distanze dalla sua famiglia d'origine e dall'educazione ricevuta. Mentre la sua fidanzata gira la Spagna per capire che futuro ha la loro storia d'amore, David incontra Giovanni, dal quale rimane ammaliato. Confuso, spaventato, ma anche in qualche modo felice, David capisce di aver superato un limite, percepisce l'impossibilità di un ritorno a chi era prima. La scrittura di Baldwin è incredibile, colpisce e fa male, e riesce a raccontare una storia con una capacità introspettiva che stupisce, delineando psicologicamente David in un modo che lascia senza parole.
Paolo Giordano, Divorare il cielo, Einaudi.
È uscito a maggio il quarto romanzo di Paolo Giordano, scrittore secondo me molto sottovalutato. Dopo i primi due libri con Mondadori (La solitudine dei numeri primi - bruttarello, se si può dire - e Il corpo umano) è passato a Einaudi, con cui ha pubblicato Il nero e l'argento (per me un libro eccezionale) e con cui ora torna in libreria con Divorare il cielo.
Giordano torna all'ovile in termini di temi, e racconta di un gruppo di ragazzini e di Teresa, che li conosce un'estate, in Puglia, e dai quali non riuscirà a separarsi. La storia li vede conoscersi e crescere insieme, ricercare la purezza e scoprire le contraddizioni, della vita e delle scelte utopiche. I temi toccati sono tantissimi, e non manca l'amore. Ma la cosa che sorprende è la maturità della scrittura di Paolo Giordano, e la capacità con cui riesce a giocare con il ritmo della storia. Per me è un grande sì.
QUI potete leggere la mia recensione su Finzioni.
PROSSIME USCITE.
Servirebbe una newsletter solo per le uscite imminenti. Ma taglierò corto, sarò breve e arguta (cit), e non metterò trame né troppi orpelli. Facciamo che sono segnalazioni lanciate con le freccette, e se vi incuriosiscono ci andate a guardare.
Gary Younge, Un altro giorno di morte in America, ADD, traduzione di Silvia Manzio.
Esce, se non ho capito male, il 5 settembre, e tutti ne stanno parlando come di un capolavoro. Sul sito si legge: "Gary Younge, giornalista inglese inviato negli Stati Uniti, ha scelto una data a casa, il 23 novembre 2013, partendo dal presupposto che ogni giorno, in America, vengono uccisi 7 ragazzi sotto i vent'anni da un colpo di arma da fuoco. Soprattutto neri, soprattutto maschi, soprattutto in alcune città, spesso nel silenzio dell'informazione". Younge va quindi sui luoghi dove anno vissuto e dove sono morti, incontra le loro famiglie e i quartieri difficili dove sono cresciuti, e ne racconta le storie. (La copertina è stupenda, non trovate?)
Karen Green, Il ramo spezzato, Baldini & Castoldi, traduzione di Martina Testa.
Sì, quella Karen Green. È uscito venerdì scorso non se ne sa molto, se non che Saunders l'ha definito "Uno dei più straordinari connubi tra amore e perdita che vi possa capitare di leggere" e che in quello che sembra essere un memoir si parla molto, ovviamente, di DFW, dalla difficoltà dello stare accanto a una persona malata, al ritrovamento del suo corpo. È un'edizione limitata, quindi se non potete farne a meno vi consiglio di correre.
Mark Cousins, Storia dello sguardo, Il Saggiatore, traduzione di B. Alessandro D'Onofrio.
Anche questo uscito venerdì scorso. Cousins è uno scrittore, critico e regista, e in questo libro mette insieme i momenti più significativi della nostra storia visiva e ci spiega come è cambiato, negli anni, il nostro modo di guardare, e come siamo, di conseguenza, cambiati noi.
Rachel Cusk, Resoconto, Einaudi, traduzione di Anna Nadotti.
Esce l'11 settembre e lo aspetto con ansia. Canadese residente in Inghilterra, è considerata una delle scrittrici più talentuose a livello internazionale. Al centro delle sue storie, relazioni e famiglia. È stato giudicato uno dei migliori libri dell’anno dal «The New YorkTimes», dal «The New Yorker», dal «The Guardian» e dal «The Independent». Ho già detto che lo aspetto con ansia?
Jean Rhys, Buongiorno, Mezzanotte, Adelphi, traduzione di Miro Silvera.
Non ho mai letto nulla di Jean Rhys ed è ora di iniziare. Inizierò da Buongiorno, Mezzanotte (uscito per la prima volta nel 1939) e poi proseguirò con Il grande mare dei Sargassi, il libro che l'ha consacrata tra i grandi autori di lingua inglese. Ambientato nella Parigi degli anni '30, una donna scopre di non essere più giovane e insegna a se stessa l'arte del distacco. Boom.
Matt Haig, Come fermare il tempo, E/O, traduzione di Silvia Castoldi.
Punto uno: sarà presto un film con Benedict Cumerbatch. Punto due: Neil Gaiman ne ha parlato bene. Detto questo, la storia è quella di Tom, che ha una sindrome rara per cui invecchia molto lentamente. Sembra abbia 40 anni, ne ha 400. Un sindrome bellissima, se non fosse che le persone attorno a lui invecchiano e muoiono a una velocità normale, sottoponendolo alla solitudine. Tom attraversa i secoli, infrangendo l'unica regola per lui inviolabile: non innamorarsi.
Ho finito. Spero questa puntata vi sia piaciuta.
Ci risentiamo tra un po', diciamo entro Natale. Lo prometto.
Silvia
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L'autostrada disegnata è di Carlotta Mazzini.