Autostrada del Sud #4
È passato qualche mese, ma mi sono finalmente imposta di riprendere in mano la newsletter.
Siete diventati tantissimi, o almeno, siete triplicati da quando questa era una mail mandata dalla mia casella di posta personale. Mi avete scritto, anche solo per salutarmi, mi avete fatto un sacco di pubblicità facendo iscrivere i vostri amici, e posso solo dirvi Grazie.
Per dubbi, richieste, saluti e chiacchiere, potete scrivermi a autostradadelsud [at] gmail [dot] com.
Il tema che ho scelto per questa puntata è "Racconti", per vari motivi.
Il primo è che è probabilmente la forma letteraria che apprezzo di più. Tra i libri a me più cari, molti sono raccolte di racconti.
La seconda è che finalmente anche in Italia molto si muove, su questo fronte. Abbiamo una tradizione ricca e importante, in termini di racconti, ma si sono letti e pubblicati poco, nel corso dei decenni.
Molto si sta muovendo, dicevo. Gli scrittori non hanno più paura di scriverne, quelli che li hanno sempre scritti non si vergognano di dire che l'hanno fatto, non devono trovare escamotage tipo "sono racconti che si leggono come un romanzo", e soprattutto gli editori sembrano non essere più restii nel pubblicarli (soprattutto per gli emergenti. I "grandi" si sono sempre pubblicati), perché il pubblico li accoglie bene. Insomma, è un bel circolo vizioso che si autoalimenta.
Ma ora iniziamo.
Julio Cortázar, Tutti i fuochi il fuoco, Einaudi. Traduzione di Ernesto Franco e Flaviarosa Nicoletti Rossini.
Il mio preferito. Il più bravo di tutti. Non so se questo piccolo volumetto racchiuda i suoi racconti più belli, di certo racchiude alcuni tra i miei preferiti. Autostrada del Sud, che dà il nome a questa newsletter, è la storia di una coda di automobili lunghissima, un ingorgo sull'autostrada del sud in direzione Parigi che dura giorni, mesi, con i protagonisti che plasmano la loro vita su quel pezzo di strada. Si creano famiglie, bisticci, incomprensioni; si dilata il tempo in uno spazio piccolissimo, portando il surreale nella vita di ogni giorno e creando di fatto una società parallela con vita propria. La salute degli infermi è invece un gioiello di non detti, segreti, bugie a fin di bene. Un racconto che non mi stanco mai di rileggere. Leggete tutto di Julio, e perdetevi dentro le sue storie.
Flannery O'Connor, Tutti i racconti, Bompiani. Traduzione di Marisa Caramella e Ida Omboni.
Ho letto questa raccolta diversi anni fa e fatico a raccontare la trama di tutti i racconti che ci sono al suo interno. Però ricordo come mi sono sentita quando li ho letti, che è poi la cosa che, per me, è tremendamente importante quando leggo qualcosa. Flannery O'Connor è stata una delle più grandi scrittrici di racconti, se non la più grande, di una certa generazione americana. Morta a trentanove anni, le sue storie sono spietatissime, affilate come coltelli. Non sono mai più riuscita a rileggere Brava gente di campagna, il suo unico racconto che ricordo alla perfezione, quasi riga per riga, tanto mi aveva colpito allo stomaco. La O'Connor va letta sempre e comunque, ma ancor di più da chi ama i racconti. Ti stana all'angolo e ti obbliga a vedere anche dove non vuoi.
Freeman's, Scrittori dal futuro, Black Coffee. Traduzione di Reggiani, Taiuti, Abeni e Manuini.
Che bella casa editrice la Black Coffee. E che perle ci sta regalando. Dopo aver riportato in Italia Joy Williams, il 15 febbraio arriva in libreria la prima edizione italiana di Freeman's, ovvero il quarto numero americano della rivista curata da John Freeman, critico letterario ed ex direttore della rivista Granta. I primi tre numeri proponevano contenuti inediti a tema, scritti da nuove voci e autori già noti (i temi sono stati Arrivo, Casa, Famiglia). In questo numero speciale, Freeman abbandona questa impronta, proponendo una lista di ventinove autori che sono riusciti a guardare al di là delle barriere di identità nazionale, età o genere. Tra poco parte anche il "Freeman in Tour". A Milano, alla bellissima libreria Verso, il 13 febbraio. Il 14 a Torino alla Scuola Holden. Il 15 a Firenze alla New York University e il 16 a Roma alla libreria Oterhwise.
E a proposito di riviste, la conoscete CARIE? È una rivista molto interessante nata a Torino, diventata, ora, anche un'associazione culturale. QUI potete leggere i numeri usciti fino ad ora, corredati da bellissime illustrazioni; e se scrivete potete provare a inviarne uno.
Francesca Manfredi, Un buon posto dove stare, La nave di Teseo.
Vincitrice del Premio Campiello Opera Prima (sì, una raccolta di racconti ha vinto il Premio Campiello Opera Prima nel 2017!), i suoi racconti mi hanno stregata. Uno stile asciutto, chirurgico, un modo di raccontare gli ambienti, gli spazi, le relazioni tra gli esseri umani, che mi hanno fatto molto riflettere e mi hanno dimostrato - ancora una volta - che in Italia molto si sta muovendo sia in termini di short stories sia in termini di scrittori emergenti. Tutte le storie hanno per tema la casa, come luogo che accoglie, che unisce, che crea distanza o vicinanza dagli altri, che costruisce ricordi. Potrete solo amarlo.
Qui una foto di me e Francesca mentre parliamo del suo libro (ma soprattutto di conigli e dei Fugees, abbastanza ubriache), nella bellissima libreria Chourmo di Parma.
Roberto Camurri, A misura d'uomo, NNeditore.
Restiamo in tema di esordienti e di case editrici bellissime, interessanti e indipendenti. La NN ci sta abituando benissimo, non sbaglia un colpo, oserei dire.
Il 25 gennaio è uscito A misura d'uomo, l'esordio letterario di Roberto Camurri. Se ne sta parlando moltissimo e finora non si è vista nemmeno l'ombra di una recensione negativa. Un romanzo in racconti, viene definito, con una copertina molto bella e un centro che è Fabbrico, un piccolo paese dell'Emilia che accoglie queste storie e i loro personaggi. Se siete di Milano non perdetevi l'incontro con l'autore, alla Gogol & Company (altra libreria bellissima), venerdì 16 febbraio alle 19, con Michele Crescenzo.
E ora una lettura a cui tengo molto.
È tutto verde, di David Foster Wallace, tratto da La ragazza dai capelli strani (edito Minimum Fax, traduzione di Martina Testa). Un racconto brevissimo e potente.
La potete ascoltare QUI.
Alice Munro, Chi ti credi di essere? Einaudi. Traduzione di Susanna Basso.
Francesca Manfredi mi ha raccontato che Alice Munro aveva un modo per capire quando un racconto era davvero efficace e cosa, di preciso, di un racconto lo fosse. Scriveva una storia, poi la gettava via. La seconda stesura la faceva a memoria sulla prima. Poi la gettava. Faceva lo stesso con la terza. In questo modo solo le cose davvero importanti di quella storia rimanevano. È un aneddoto a cui ho pensato molto, e che molto dice di questa autrice canadese, Premio Nobel per la letteratura nel 2013. Il libro che ho scelto di consigliarvi è Chi ti credi di essere?, il primo libro della Munro che ho letto e quello a cui sono più affezionata. Sono dieci racconti che delineano la vita di Rose, la protagonista che vediamo crescere; eventi della sua vita tracciati in ordine cronologico che fanno emergere i suoi conflitti interiori, che delineano chi è davvero e chi crede di essere.
Vi avevo già parlato di questo scrittore israeliano che amo follemente, ma repetita iuvant.
Etgar Keret, Sette anni di felicità e All'improvviso bussano alla porta, Feltrinelli. Traduzione di Vincenzo Mantovani e Alessandra Shomroni.
Etgar Keret è uno dei miei scrittori contemporanei preferiti. Nato a Tel Aviv cinquant'anni fa, è tra gli scrittori israeliani più popolari della sua generazione. Scrive libri di racconti brevissimi, lapidari e secchi. Fa impressione vedere come riesca ad arrivare al punto, a descrivere momenti nitidissimi in due paginette e mezzo. E ha il grande dono di riuscire a rendere leggere e divertenti cose tremende come un atto terroristico, come la paura costante quando si vive in una città presa continuamente d'assalto. Il suo è un umorismo disarmante e totalizzante e i due libri che vi segnalo sono per me tra i suoi meglio riusciti. È anche uscito un documentario su di lui, che spero sarà in qualche modo distribuito anche in Italia a breve (ho qualche dubbio), e che vi può dare un idea di chi sia Keret. Potete vedere il trailer a questo link.
Vi segnalo QUI la mia recensione di Sette anni di felicità uscita su Finzioni qualche anno fa, mentre QUI un bellissimo racconto, intitolato Shiva, uscito sul New Yorker.
C'è una casa editrice che ha deciso di pubblicare solo racconti.
Si chiama Racconti Edizioni e vi consiglio di spulciare nel loro sito per scoprire le loro pubblicazioni. Ne troverete di bellissime.
Fuori lista: Raymond Carver, Cattedrale (ma anche tutto il resto) e Ernest Hemingway, I quarantanove racconti (tutto Einaudi).
Non me la sento di spedire una newsletter sui racconti senza citare loro due, ma spero sia superfluo. Potremmo definirli due capisaldi, seppur così diversi.
La prima volta che ho letto Hemingway ero al liceo. Quando ho letto Colline come elefanti bianchi, uno dei racconti tra i quarantanove, ho avuto la sensazione di essere di fronte a qualcosa di potentissimo e incredibile. Un racconto breve, fatto quasi esclusivamente da un dialogo tra due persone, in cui non si dice nulla e si capisce tutto. Negli anni ho riletto questo libro a più riprese, scoprendo sempre cose nuove, nuove sfumature. A Carver invece sono arrivata relativamente tardi. Ho scelto Cattedrale perché al suo interno c'è quello che reputo probabilmente il mio racconto preferito in assoluto, ovvero Una cosa piccola ma buona (tempo fa, su Finzioni, avevo anche iniziato una rubrica con questo nome, in cui parlavo di romanzi corti ma bellissimi. Magari un giorno la riprenderò in mano). Un racconto che parla di un dolore grandissimo, di rabbia e di empatia. Carver è lo scrittore del non detto, scrive per sottrazione, ma è bravissimo soprattutto a delineare la vita di ogni giorno, le piccole cose che sembrano insignificanti, nella loro normalità, e che invece definiscono la nostra vita.
Parlando di Carver mi viene in mente un piccolo e prezioso volume di Paolo Cognetti (che prima di scrivere Le otto montagne aveva solo scritto racconti), uscito per Minimum Fax. Si intitola A pesca nelle pozze più profonde, e ha un sottotitolo che parla da solo: Meditazioni sull'arte di scrivere racconti. QUI potete trovare la recensione che avevo scritto sul settimanale culturale Pagina 99, qualche anno fa.
Jack London, Il grido del corvo, Alessandro Polidoro Editore.
Esce questo mese questo volume, che raccoglie le storie ambientate nel terreno più congeniale all'autore di Zanna Bianca e Il richiamo della foresta: l’Alaska. Tredici storie con cui Jack London invita il lettore a sedersi intorno a un fuoco dove di notte si raccontano storie, esprimendo al meglio le sue capacità narrative e offrendo una testimonianza della narrativa di frontiera del primo Novecento.
Potrei continuare ancora, ma credo di avervi dato abbastanza spunti di lettura, almeno per un po', e spero vi siano piaciuti.
Ci vediamo, se vi va, il prossimo mese, con una nuova puntata e un nuovo tema.
Silvia
Photo by Evan Kirby on Unsplash
L'autostrada disegnata è di Carlotta Mazzini.