Autostrada del Sud #28
Ciao! Questa è Autostrada del sud, la newsletter che saltella su se stessa perché è emozionata per l’estate che arriva, i festival, le cose belle.
Prima di iniziare, vi ricordo che potete ascoltare Tiresia, il podcast sulla letteratura queer che vi tiene compagnia quando avete già tolto la canottiera e torna un po’ di freschino. Su tutte le piattaforme, o cliccando sul bottoncino qui sotto.
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Iniziamo.
Libri letti.
Federico Falco, Le pianure, Sur. Traduzione di Maria Nicola.
Nella scorsa puntata avevo già parlato di questo libro come di quelli in lista. L’ho letto, ed è bellissimo. Lo so che dire bellissimo di un libro non significa niente. Posso dire che questo libro - che pure non è perfetto - rappresenta per molti versi quello che io cerco nella Letteratura. La delicatezza dei toni, la semplicità della lingua, la commozione di una storia raccontata con un movimento simile al respiro. Il protagonista, uscito da una storia d’amore importante, decide di tornare alla casa in campagna dove ha passato l’infanzia, di curare l’orto, di prendersi cura di sé. È obbligato alla pazienza e all’attesa, dei frutti coltivati e della trasformazione in sollievo del suo dolore. Nel mezzo ci sono rimandi ad altri libri, ricordi d’infanzia, ostinazione nel trovare un senso a una cosa che non si può spiegare: la fine di un amore. Leggetelo, Federico Falco è un autore argentino incredibile, di cui recupererò presto anche Silvi e la notte oscura.
Vittorio Lingiardi, Diagnosi e destino, Einaudi editore.
Era da diversi mesi che volevo leggere questo saggio di Lingiardi, di cui avevo già letto Arcipelago N. Qui lo psichiatra e psicoanalista affronta il tema degli diagnosi (tutti ne abbiamo ricevuta una, a un certo punto della nostra vita) e i modi in cui questa può prendere spazio non solo nella nostra quotidianità, ma anche nella nostra identità e nel mondo in cui ci interfacciamo con gli altri e con il mondo. Ci sono molte parti tecniche ma anche intrusioni letterarie: da Proust a Sontag, da Woolf a Foucault. L’ho trovato interessante sotto molti punti di vista, ve lo consiglio se volete affrontare il tema della malattia e di come ci relazioniamo con le diagnosi (anche interiori).
Daniele Del Giudice, Nel museo di Reims, Einaudi editore.
Una rilettura, avevo voglia di un libro breve e intenso.
Barnaba è un ex ufficiale di Marina che sta perdendo la vista per una malattia malcurata. «È da quando ho saputo che sarei diventato cieco che ho cominciato ad amare la pittura», recita l’incipit, e Barnaba decide di passare il tempo che gli rimane con la poca vista nel museo di Reims, in mezzo ad alcune opere d’arte che ama. In particolare si reca in quel museo per un quadro: il Marat assassiné di David. Anne è una donna che intuisce il segreto della sua cecità, lo affianca e inizia a raccontargli i quadri. Non racconta però solo quel che vede; inizia ad aggiungere particolari, a cambiarne altri, raccontando anche qualcosa che non esiste. Barnaba lo sa, e tra i due inizia uno scambio tenero ma anche sensuale, in cui “due solitudini si incontrano e si riconoscono”.
Novità in uscita o da recuperare.
María Fernanda Ampuero, Sacrifici Umani, Gran-Via. Traduzione di Francesca Lazzarato.
”Tutti possiamo essere il diavolo per l’altro. Tutti possiamo essere il sacrificio umano dell’altro. María Fernanda Ampuero, dopo il successo internazionale della sua prima, fulminante raccolta di racconti, conduce magistralmente il lettore in un universo umido, marcio e ostile, lì dove la violenza segna la narrazione delle nostre vite. In quel mondo si erge una bestia a molte teste che terrorizza e morde i deboli, gli emarginati, i sacrificabili nel nome del silenzio, della disuguaglianza, dell’odio, dell’abuso e della morte. Così, ognuno di questi dodici ipnotici racconti è un grido che contempla le vittime di quei sacrifici umani che rimangono ogni giorno sugli altari di chi li celebra, li nasconde o di chi si gira dall’altra parte.”
Tove Ditlevsen, Infanzia, Fazi Editore. Traduzione di Alessandro Storti.
Si sta parlando moltissimo di Infanzia, il primo dei tre volumi di Tove Ditlevsen, chiamati “la trilogia di Copenhagen”. Si tratta di tre romanzi autobiografici riscoperti di recente e che arrivano in Italia per la prima volta. “La piccola Tove vive con i genitori e il fratello maggiore in un quartiere operaio di Copenaghen. Il padre, uomo schivo dalle simpatie socialiste, si barcamena passando da un impiego saltuario all’altro. La madre è distante, irascibile e piena di risentimento: non è facile prevedere i suoi stati d’animo e soddisfare i suoi desideri. A scuola Tove si tiene in disparte, dentro di sé è convinta di essere incapace di stabilire veri rapporti con i coetanei; fa però amicizia con la selvaggia Ruth, una bambina del suo quartiere che la inizia ai segreti degli adulti. Eppure anche con lei Tove indossa una maschera, non si svela né all’amica né a nessun altro. La verità è che desidera soltanto scrivere poesie: le custodisce in un album gelosamente nascosto, soprattutto da quando il padre le ha detto che le donne non possono essere scrittrici. Sempre più chiara, in Tove, è la sensazione di trovarsi fuori posto: la sua capacità di osservazione, lucida, inesorabile, ma al tempo stesso sensibilissima, le fa apparire estranea l’infanzia che sta vivendo, come se fosse stata pensata per un’altra bambina. Le sta stretta, quest’infanzia, eppure comincerà a rimpiangerla nell’attimo stesso in cui se la lascerà alle spalle.”
Santiago Gamboa, Sarà luna la notte, E/O. Traduzione di Raul Schenardi.
”Quando si verifica uno scontro terribilmente violento nei pressi di un paesino del Cauca, con l’impiego di un elicottero, l’unico testimone è un ragazzino indigeno. Gli assalitori non lasciano tracce. E nessuno ha visto né sentito nulla. Finché una giornalista e la sua assistente – un’ex guerrigliera delle Farc –, con l’attivo sostegno di un procuratore, non si fanno carico dell’indagine. Si ritroveranno in un mondo sconosciuto e pericoloso di “guru mistici” che pensano di regolare i loro conti personali lasciando una scia di sangue. Fedele alla sua ispirazione e alla sua scrittura, Gamboa conduce il lettore nelle vie di Bogotá e di Cali, fino a Caienna, nella Guyana francese, nei villaggi abitati da minoranze etniche, negli ambienti della polizia e nei bassifondi, e traccia un affresco della Colombia alle prese con la violenza endemica, il narcotraffico, il cupo passato della lunga guerra civile e la problematica pacificazione.”
Rabih Alameddine, Il lato sbagliato del telescopio, La nave di Teseo. Traduzione di Licia Vichi.
Aspetto con ansia questo libro, vincitore del PEN/Faulkner Award for fiction 2022, vincitore del Prix Femina Étranger e del Premio Dos Passos, e già che c’era anche finalista al National Book Critics Circle Award. Esce il 25 maggio e nel frattempo sto leggendo uno dei suoi precedenti lavori, L’angelo della Storia, che racconta di Jacob e della sua vita: l’infanzia con la madre in un bordello egiziano fino alla vita adulta da omosessuale arabo a San Francisco quando l'epidemia di AIDS è nella sua curva più alta. Ne Il lato sbagliato del telescopio, Alameddine racconta di Mina, un medico transgender di Beirut. “A Chicago ha frequentato circoli omosessuali e intellettuali underground e ha conosciuto uno scrittore del quale è diventata amica. Lo ritrova ora a Lesbo, dove Mina ha raggiunto l’amica Emma per prestare volontariato nei campi profughi. Da che doveva rimanere solo una settimana, però, decide di restare e restare significa non solo conoscere meglio la situazione dei rifugiati, tra cui Sumaiya, con cui nasce un rapporto profondo, ma anche ripercorrere e capire meglio il proprio passato e fare i conti con la sua condizione di ‘straniera’. Per capire in che modo si può essere oggi stranieri, deboli, esclusi, perdere il proprio nome, la propria casa, in che modo reagire e farsi salvare dagli affetti”.
Varie ed eventuali.
Rivista Entre Corrientes: il nuovo numero è pronto per essere downloadato.
La newsletter queer del lunedì mattina a cui dovreste iscrivervi.
Il canale Telegram transfemminista di cultura transgenere e non binary a cui dovreste iscrivervi.
“Un podcast ripercorre la vita e le opere di Rodolfo Walsh, giornalista e scrittore argentino sequestrato dalle squadracce del regime militare argentino dopo aver denunciato i crimini della giunta militare di Videla”. (Via La nuova frontiera)
Se siete a Milano il 6 maggio, presento il podcast in Alaska (pezzo di cuore presentato da pezzi di cuore). Con Matilde Quarti.
Se siete a Parma l’8 maggio, presento il podcast al Parco Ducale (con pic-nic) nell’ambito di Interno Verde, in collaborazione di Scintille Bookclub e Parma 360 Festival. Con Giulia Morelli, una delle tre fondatrici di Missconosciute.
Torna La Grande Invasione, nessuna presentazione è necessaria, dai. Ci si vede al container.
Cinque domande a…
La prima volta che ho sentito Margherita era marzo 2020, eravamo nel primo lockdown e ci siamo parlate mentre lei era sugli Appennini emiliani e io in una Milano deserta e silenziosa. Senza conoscerci avevamo riso e scherzato di come non facesse molta differenza dove si fosse, ma dalla sua finestra la vista era di sicuro migliore. Margherita è l’ufficio stampa di Blackie, la casa editrice con il nome di una cagnolina. La ringrazio per le sue cinque risposte e per le telefonate a parlare del magico mondo dell’editoria.
1. Qual è il ricordo più bello che hai da Blackie?
Il salone del libro a ottobre 2021. Non avevo mai fatto un Salone da espositore e soprattutto non avevamo mai incontrato i lettori: è stata una sorpresa continua per l'entusiasmo, l'affetto, la curiosità, la voglia di chiacchierare e confrontarsi che ci hanno dimostrato. è stato esaltante e confortante, ha dato un senso ulteriore e molto più profondo a tutto quello che stavamo facendo da due anni. Mi ricordo la sensazione di appagamento e felicità, la sensazione di aver fatto qualcosa di bello e di averlo regalato a delle persone che ci stavano facendo altre cose belle, dentro le loro vite.
2. Qual è il libro pubblicato dalla casa editrice per cui lavori che ami di più? E perché?
Io canto e la montagna balla, perché è un romanzo d'esordio scritto da una ragazza giovane, che partendo da una trama basica di amore e morte riesce a essere originalissimo per scrittura e sviluppo della trama; secondo me raggiunge tranquillamente il livello dell'alta letteratura internazionale.
3. Qual è il primo ricordo che hai con la lettura e/o con un libro?
Ne ho vari che non so mettere in ordine cronologico. Forse il primo primo sono io sul divano di casa mia a cinque anni che faccio la bulla con il mio grande amore della materna Giacomo: io gli leggo Il mostro peloso e gli dico "è brutto non saper leggere eh". Però quello a cui sono più affezionata è io che scappo dalla mia festa di compleanno per leggere sul letto di mio fratello mentre i miei invitati giocano fra di loro e mia madre che viene a recuperarmi.
4. Che libro stai leggendo in questo momento?
In realtà sono nel bel mezzo di uno stallo da qualche giorno. Ho appena finito L'ottava vita (per Brilka), di Nino Haratischwili, mi è piaciuto molto ed è stato emotivamente difficile. Quindi sono indecisa se iniziare Il Conte di Montecristo o Romanzo criminale, per sollevarmi un attimo. Forse leggerò un Montalbano a caso.
5. La tua libreria sta andando a fuoco e puoi salvare un solo libro per portarlo con te. Raccontaci quale e perché.
Salvo Il maestro e Margherita, perché l'inizio agli stagni Patriarsie mi piace da morire e lo rileggerei mille volte, ha la fine più folle e lirica del mondo, e in mezzo ci sono Pilato così umano e la storia d'amore più pazza e dolorosa e magica che abbia mai letto. Poi perché credo sia l'unico libro che mi è piaciuto da impazzire che non ho mai regalato a nessuno, è solo mio.
Un link.
Il trailer del documentario su Jean Genet.
Un album.
Questa puntata è stata scritta ascoltando racine carrée di Stromae.
Eccoci qui, è già arrivato maggio e quando ci risentiremo sarà addirittura giugno, una cosa da non credere.
Se volete salutarmi potete rispondere a questa mail, oppure mi trovate su Instagram e Twitter.
Siate gentili con chi avete attorno e circondatevi di persone che vi vogliono davvero bene. La vita migliora sensibilmente.
Baci stellari.
Silvia