Autostrada del sud #27
Buongiorno, questa è Autostrada del sud, la newsletter che pensava di saltare un mese causa cervello nel frullatore e invece eccoci qui.
Iniziamo.
Libri letti.
(Sto leggendo pochissimo, sarà la post-tensione di uscita del podcast, sarà la primavera, saranno gli impegni e le serate fuori. Inizio mille libri, ne finisco pochi, sono disordinata e pasticcio. È la prima volta che mi succede, sono un po’ disorientata).
Hubert Selby Jr, Ultima uscita per Brooklyn, Sur. Traduzione di Martina Testa.
La prima volta* che ho sentito nominare questo libro è stata dalla bocca di Claudia Durastanti, a Londra, durante un’intervista che le avevo fatto nel 2016 (interessante rileggerla ora e vedere come ci fossero i semi de La straniera), e ci ho messo un sacco di anni per arrivarci. Uscito nel 1964, è un romanzo a episodi che racconta una New York violenta, povera e brutale. Ci sono giovani teppisti, travestiti, ragazze che si prostituiscono, tutti perennemente fatti di benzedrina. Ma anche nuove famiglie e matrimoni, la gioia per la prima motocicletta e improbabili serate di poesia. Un linguaggio a volte sperimentale (per l’epoca) e molto violento (certe scene le ho lette velocemente, chiedo scusa all’autore e a me stessa). Il ritratto di una Brooklyn impossibile da vedere ora, ma che si materializza alla perfezione davanti agli occhi durante la lettura.
*In realtà ho fatto un rewatch di Dawson’s Creek e la prima volta in cui ho sentito parlare del libro è stata sicuramente quando ho guardato l’episodio sulla prima lezione di letteratura di Joey Potter, dove lei fa in tempo a leggere solo il primo capitolo e Eddy le fa l’occhiolino, solo che io proprio non me lo ricordo.
Lejla Kalamujic, Chiamatemi Esteban, Nutrimenti. Traduzione di Elvira Mujčić.
Lejla Kalamujic è una scrittrice queer della Bosnia-Erzegovina. Chiamatemi Esteban è una raccolta di ventidue racconti brevi che non avevo assolutamente notato al momento dell’uscita, qualche mese fa, e che - ora che ci penso - non ricordo assolutamente come e dove ha attirato la mia attenzione. Lejla in questi racconti mette al centro della narrazione la perdita, la guerra, la sua infanzia, i legami della sua famiglia. Cosa significa crescere durante una guerra? E che tracce lascia in chi l’ha vissuta? Lejla perde ogni cosa: la madre, la famiglia, il proprio paese, i luoghi della sua vita, il tempo che ci ha trascorso attorno e dentro. Si ritrova sola, in un ospedale psichiatrico. “La risalita è un percorso a ostacoli in cui l’incontro con una ragazza, la scoperta dell’amore, è un faro e un terremoto, un ponte gettato sull’abisso – un dito che passa sulla cicatrice che non sanguina più, una risata che risuona sulla lapide e libera di tutte le lacrime non piante.”
Novità o libri da recuperare.
Francisco Tario, Fra le tue dita gelate. Racconti fantastici, Safarà. Traduzione di Raul Schenardi.
”Considerato tra i più grandi scrittori messicani del XX secolo, molti critici accostano l’opera di Tario a quella di José Arreola e Juan Rulfo. Lo stesso Octavio Paz fu uno dei suoi più ammirati lettori. Il carattere eccentrico della sua vita e delle sue opere hanno acuito il mistero che per tanto tempo ha avvolto il personaggio Tario, lasciandolo ai margini dei canoni della letteratura messicana, fino a quando studiosi, critici e editori si sono impegnati attraverso il loro lavoro nel riconoscergli l’importanza che meritava. Misterioso costruttore di universi onirici, marginale nella letteratura del suo paese, il Messico, eppure oggi personaggio di culto. Per la prima volta viene pubblicato in Italia.” (Questo deve essere una discreta bombetta. Esce il 21 aprile).
Federico Falco, Le pianure, Sur. Traduzione di Maria Nicola.
È uno di quei libri di cui ho letto poche pagine, ma non l’ho abbandonato, anzi. Ho capito subito che era un libro che meritava la mia attenzione e ho deciso che lo leggerò quando l’attenzione mi tornerà. “Dopo la brusca e inaspettata fine di una relazione, Federico abbandona Buenos Aires per trasferirsi in campagna: vuole ricominciare da zero, e vivere dei frutti di un orto improvvisato. La ricerca di un nuovo equilibrio passa per una riscoperta del mondo: lì le giornate iniziano e finiscono con il muoversi del sole, braccia e gambe dolgono dopo ore passate nei campi, il cibo varia con le stagioni e, come nella scrittura, quasi nulla dipende dalla volontà del narratore. Mescolando stralci di storia personale con ricordi di famiglia – le colline piemontesi abbandonate per fuggire dalla guerra, una nuova vita nell’immensa pianura argentina –, letture illuminanti con un minuzioso resoconto della vita di campagna, Falco ci regala un romanzo onesto e ambizioso in cui ognuno troverà un po’ di sé, e nel quale semplicità e lentezza sono linfa vitale e pura letteratura.”
Simone Marcelli Pitzalis, Questo è il corpo - Rituale dei giorni nuovi, Effequ.
”Veronica, giovane ragazza transgender, si è stabilita a vivere con altre persone in un capannone occupato, ai margini di una città ormai del tutto votata al turismo e popolata da un’umanità meschina, che risponde con violenza e sdegno a ogni ombra di novità. In uno scenario italiano subtropicale, fatto di curiose specie animali e vegetali, nuove persone venute da lontano, nuovi modelli di vita, un giorno Veronica viene trovata in stato catatonico: non ci sono segni di violenza sul suo corpo, soltanto assenza sul suo viso, e nessuna traccia utile a dare spiegazioni. Si indagano le ragioni dell’accaduto, ma il violento equilibrio del paese sta per crollare, e il mistero del martirio della ragazza è nelle mani delle Matrone, sacerdoti di un misterioso e spietato culto che promette di preparare il terreno per un mondo nuovo. Raccontato da una voce narrante di genere non definito, in una costante riflessione sull’identità e sul corpo, con prosa sincopata e cesellata, questo romanzo spalanca uno sguardo visionario e impietoso sul tempo futuro, o, piuttosto, sul presente.”
Varie ed eventuali.
È uscito “un certo podcast”. O meglio: sono usciti i primi due episodi, il terzo sarà online dopo domani. Se tutto va bene, presto ci sarà la prima presentazione a Milano. Dettagli da definire, tenete d’occhio il mio account Twitter.
Ci sono i dodici libri semifinalisti del Premio Strega.
Schwa e forconi, le polemiche a volte prendono pieghe veramente bizzarre.
Ad aprile, negli Stati Uniti, esce la nuova raccolta di poesie di Ocean Vuong, Time is a mother.
Dieci romanzi italiani da riscoprire.
More than a century ago, rural queers were invisible. Thankfully, this same-sex couple had a camera.
La newsletter di Jami Attenberg.
Cinque domande a…
(Foto: © Markus Lieder)
Ve l’avevo anticipato: in questa rubrica avrei intervistato anche chi traduce o chi scrive. Bene, se hai un amico che scrive, che è appena uscito con un nuovo libro e se sei in ritardo con la newsletter che avevi deciso di non mandare ma poi hai cambiato idea, confermo che avere quell’amico ti salverà.
Dopo anni di assenza, Vincenzo è tornato in libreria con un romanzo che si intitola Le perfezioni (Bompiani). È un omaggio a Le cose di George Perec ed è per me un libro bellissimo. Ecco le cinque domande per lui, consapevole che i miei debiti in bevute aumentano. (Vincenzo presenterà il suo libro a Roma domani, 5 aprile, da Tomo, con Christian Raimo e sabato 9 a Milano, da Alaska, con Clara Miranda-Scherffig).
Qual è il ricordo più bello che hai come scrittore?
Avevo ventitré anni, era uscito da poco il mio primo romanzo. Un mattino stavo andando al lavoro in bici - con una di quelle sovratutine di nylon per ripararmi da una pioggia torrenziale. A un certo punto, mentre attraversavo piazza della Repubblica, prende a squillarmi il telefono. Non ricordo che chiamata importante aspettassi, quindi in tutta fretta mi fermo vicino a uno degli ingressi della metro, scendo a piedi il tanto che basta a ripararmi dal diluvio, mi frugo confusamente in tasca sotto la plastica fradicia e prendo il cellulare, il cui schermo dice Numero privato, e rispondo.
“Pronto”, dice una vocina bassa e appena roca e con una strana dolcezza, “Sono Antonio Moresco.”
All’epoca Moresco era una specie di idolo per me. Gli avevo fatto mandare il mio romanzo senza realmente aspettarmi che lo leggesse. A tutt’oggi non so come abbia avuto il mio numero.
Qual è il libro che hai scritto che ami di più? E perché?
Penso sia un piccolissimo libro sui ritratti di Albert Speer che ho scritto per un editore d’arte, Juxta Press. Quando è uscito non finivo un libro da quasi dieci anni. Al di là di quello che può essere il suo valore intrinseco, se poi ha senso una nozione simile, ci sono legato perché è stato il momento in cui ho capito che forse non avevo perso quella capacità. Ma anche, come ha scritto Borges nella prefazione della sua prima raccolta di racconti, perché l’uomo che lo scrisse era molto infelice, ma si divertì scrivendolo.
Qual è il primo ricordo che hai con la lettura e/o con un libro?
A un certo punto, da bambino, ho deciso di inventare una storia - non dico “scrivere” perché la dettavo a mia mamma. Ricordo solo che c’era una grotta. La prima frase - con cui ancora vengo sfotticchiato - diceva: “C'ero io e altri ragazzi di quattro anni come me”.
Che libro stai leggendo in questo momento?
Works, di Vitaliano Trevisan - colpevolmente in ritardo, centellinando le ultime pagine sia perché sono potentissime che perché sono atroci. (Einaudi, ndSilvia)
La tua libreria sta andando a fuoco e puoi salvare un solo libro per portarlo con te. Raccontaci quale e perché.
Le opere complete di Borges (lo so, sono due volumi, ma fra i due non costringermi a scegliere): perché sono la cosa che ho riletto di più nei pomeriggi infiniti dell’adolescenza, e perché in fondo contengono tutti gli altri che mai sono stati scritti o che potranno esserlo: i miei, i tuoi, quelli di Vitaliano Trevisan e Antonio Moresco, le loro stesse traduzioni e stroncature, questa intervista.
Un album.
Questa puntata è stata scritta ascoltando Good Kid, M.A.A.D City di Kendrick Lamar.
Un link.
Un articolo che ogni tanto rileggo. Da 13 anni. “Adaptation: On Literary Darwinism”.
Anche questa volta, eccoci alla fine.
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Se vuoi ascoltare il mio podcast, invece, puoi farlo QUI.
Ci sentiamo presto, nel frattempo ricordatevi la canottiera che l’aria è ancora fredda.
Silvia