Autostrada del Sud #2
MAZEL TOV!
Bentrovati alla seconda puntata di questa newsletter (la prima la potete visualizzare QUI).
Come potrete intuire dal titolo qui sopra, oggi parleremo di ebraismo.
Mentre scrivo, i giornali offline e online sono pieni zeppi di foto di Anna Frank con la maglietta della Roma, che è tra l'altro la squadra che tifo, e la prima cosa che mi viene in mente è che se mi dessero dell'ebrea sarei così contenta da saltare su un piede solo cantando "Figli delle stelle". In falsetto.
Ma tornando a noi, l'ebraismo è una religione e una cultura a cui mi sento molto vicina.
Leggo, mi informo, indago sulle loro festività, festeggio Hannukkà e i generale cerco di parlare e venire in contatto con persone di religione ebraica, meglio se praticanti. Per intenderci: sono andata fino in Polonia per vedere il Polin, il museo della storia degli Ebrei polacchi, che è - tra l'altro - uno dei musei più incredibili e belli che io abbia mai visto.
Quindi ecco di seguito una serie di letture che vi consiglio, legate in qualche modo a questa religione e cultura.
Etgar Keret, Sette anni di felicità e All'improvviso bussano alla porta, Feltrinelli. Traduzione di Vincenzo Mantovani e Alessandra Shomroni.
Etgar Keret è uno dei miei scrittori contemporanei preferiti. Nato a Tel Aviv cinquant'anni esatti fa, è tra gli scrittori israeliani più popolari della sua generazione. Scrive libri di racconti brevissimi, lapidari e secchi. Fa impressione vedere come riesca ad arrivare al punto, a descrivere momenti nitidissimi in due paginette e mezzo. E ha il grande dono di riuscire a rendere leggere e divertenti cose tremende come un atto terroristico, come la paura costante quando si vive in una città presa continuamente d'assalto. Il suo è un umorismo disarmante e totalizzante e i due libri che vi segnalo sono per me tra i suoi meglio riusciti. È uscito da poco anche un documentario su di lui, che spero sarà in qualche modo distribuito anche in Italia a breve (ho qualche dubbio), e che vi può dare un idea di chi sia Keret. Potete vedere il trailer a questo link.
Vi segnalo QUI la mia recensione di Sette anni di felicità uscita su Finzioni qualche anno fa, mentre QUI un bellissimo racconto, intitolato Shiva, uscito sul New Yorker. Di seguito, invece, la dedica che mi ha fatto a Ivrea lo scorso anno. È proprio vero, o almeno io ho questa sensazione. Sembra che viva nel futuro.
Joanathan Safran Foer, Ogni cosa è illuminata, Guanda. Traduzione di Massimo Bocchiola.
Di Joanthan Safran Foer ho letto tre libri: il saggio Se niente importa. Perché mangiamo gli animali, Molto forte incredibilmente vicino e Ogni cosa è illuminata.
Ogni cosa è illuminata è il suo libro che preferisco, perché è strano e fino a pagina 45/50 non fai altro che chiederti: cosa diavolo sto leggendo? Poi succede qualcosa, e da questa storia non si riesce più a uscire, si iniziano a mettere insieme tutti i puntini. Il libro parla più o meno di questo: uno studente ebreo americano intraprende un viaggio in Ucraina alla ricerca di una donna che potrebbe aver salvato il nonno dai nazisti e tutto quello che ha è una vecchia fotografia. Ad accompagnarlo ci sono Alex, proprietario di un'agenzia locale chiamata "Viaggi tradizione", suo nonno, autista affetto da cecità psicosomatica, e un cane che si chiama Sammy Davis Junior Junior. Il libro racconta il loro viaggio alla ricerca della donna, e in parallelo la storia di un piccolo shtetl ucraino.
Ecco una novità che spero sarà presente in ogni puntata di questa newsletter: una breve lettura ad alta voce (la mia, molto nasale, soffro di sinusite, perdonatemi). Amo le letture ad alta voce (purché brevi), perché coccolano e perché credo possano dare un'idea del libro di cui sto parlando.
QUI potete trovare la prima di queste letture, prroprio su questo libro.
Jami Attenberg, I Middlestein, Giuntina. Traduzione di Rosanella Volponi.
Partiamo col dire che la Giuntina è una casa editrice a cui sono molto affezionata. Pubblica solo autori ebrei e ha un catalogo incredibile. I Middlestein è stato un caso editoriale qualche anno fa, a un certo punto tutti ne parlavano ovunque. La storia è quella di Edit, una donna obesa che non riesce a smettere di mangiare e che ha bisogno di abbuffarsi per rivendicare la sua presenza nel mondo. Attorno a lei un marito che la lascia e tre figli che si trovano a dover gestire una donna appena lasciata dopo chissà quanti anni. Tutto si rivelerà più complicato previsto, ancora più difficile di organizzare il b'nei mitzvah dei due gemelli di uno dei figli di Edit. I Middlestein è la storia di un matrimonio che finisce, della voglia di rifarsi una vita, di una famiglia che vuole fare ordine e invece non ci riesce. È una storia che parla dell'incapacità di comunicare e di ossessioni. Ma tutto raccontato con un'umorismo finissimo.
Philip Roth, Pastorale americana, Einaudi. Traduzione di Vincenzo Mantovani.
Di Philip Roth, devo ammetterlo, non ho letto tantissimo. Prima di trovare il coraggio di iniziare Pastorale Americana ci ho messo più di un anno. "Se superi le prime cento pagine avrai accesso a un capolavoro", mi dicevano tutti. Solo che io oltre pagina 30 non riuscivo ad andare. Per iniziare davvero a leggerlo, ho dovuto smettere di aver paura di questo libro. Ed era vero, superata pagina 100 si ha accesso a un capolavoro. La storia dello Svedese è commovente e totalizzante. A distanza di anni - la mia firma all'interno del libro porta la data "gennaio 2015" - riesco ancora a ricordare in modo preciso e vivido intere scene di questo romanzo immenso. Philip Roth è l'unico che può scrivere intere pagine spiegando come si producano dei guanti senza farti venire due palle così. Ma ha soprattutto il dono (per me è un dono) di farti passare qualsiasi velleità letteraria, qualsiasi voglia di metterti a scrivere qualcosa. Perché dopo aver letto Philip Roth, nel momento preciso in cui chiudi i suoi libri, solo il pensiero di poter fare questo lavoro ti fa pensare di essere pazzo. Non voglio dire nulla sulla trama perché il libro è così famoso da parlare per sé. Mi interessava dirvi che è uno dei cinque libri che mi hanno cambiato la vita.
Bernard Malamud, Il commesso, Minimum Fax. Traduzione di Giancarlo Buzzi.
A proposito di capolavori.
Se mi chiedessero un aggettivo per questo romanzo, probabilmente mi verrebbe da dire "commovente". E non tanto perché fa piangere - non fa piangere, ma io una volta ho comunque pianto - quanto per la sua capacità di scavare a fondo nell'animo dell'uomo, di intravedere tutte le sfaccettature e di riuscire a rendere incredibile un personaggio irrisorio, che ha deciso di mettere al centro della sua vita la rettitudine, la dignità, l'onestà e il rigore. La storia è quella Morris Bober, un commerciante ebreo che passa le sue giornate nel suo negozio a Manhattan. Quando apre un concorrente nella stessa strada, Bober inizia a vedersela male. Entra nella sua vita Frank Alpin, un ragazzo in cerca di riscatto, desideroso di diventare un uomo onesto e che le persone possano stimare. Manco a dirlo, si innamora della figlia di Bober e decide di proporsi come commesso nella sua bottega. Bober fa quindi un salto nel vuoto, e forse per la prima volta trova il coraggio di lanciarsi in una cosa nuova, provando a sfidare la concorrenza, la crisi economica, la paura.
PROSSIME USCITE
I. B. Singer, Keyla la rossa, Adelphi. Traduzione di Marina Morpurgo.
Isaac Bashevis Singer ha vinto il premio Nobel per la letteratura nel 1978. Questo giusto per far capire di chi stiamo parlando. Il suo romanzo più famoso è probabilmente La famiglia Moskat, mentre molti si confondono e attribuiscono a lui un famoso romanzo di suo fratello, I.J Singer, ovvero La famiglia Karnowski (altro libro della madonna). Adelphi, che pubblica entrambi i fratelli, ha da poco fatto uscire in libreria Keyla la rossa, romanzo uscito tra il 1976 e il 1977. Non l'ho ancora letto, ed è quindi inutile che provi a riassumerne la trama, cito direttamente dalla scheda. "È l'amore la sostanza incandescente di questo romanzo: l'amore-passione, quello che non lascia scampo. A Keyla la Rossa nessuno resiste: né Yarme - un seducente avanzo di galera - né il giovane e fervido Bunem - che pure era destinato a diventare rabbino come suo padre - né l'ambiguo Max. Se questo magnifico libro è rimasto praticamente inedito fino ad oggi, è forse perché Singer esitava a mettere sotto gli occhi dei lettori goy (non ebrei, ndSilvia) il lato oscuro di quella via Krochmalna da lui resa un luogo letteralmente mitico. Simone Somekh, Grandangolo, Giuntina. Un romanzo d'esordio scritto da un ragazzo nato nel 1994 a Torino e che ha vissuto in Israele prima di trasferirsi negli Stati Uniti. Oggi vive a New York, dove studia giornalismo alla New York University e dove lavora come giornalista. Il suo primo romanzo, scritto a ventun anni, racconta di Ezra Kramer, il ragazzo protagonista con un'innata passione per la fotografia che si scontra con la comunità ultraortodossa in cui vive. La sua storia - si legge sul sito della casa editrice - è un percorso di scoperta e emancipazione - religiosa e sessuale - attraverso mondi diversi e lontani, dalla comunità ultraortodossa di Brighton alla New York dell'alta moda, dalla primavera araba in Bahrein alla trasgressiva e libera Tel Aviv.
Leonard Cohen, Il modo di dire addio, Il Saggiatore. Traduzione di Camilla Pieretti.
Cohen è nato da una famiglia ebraica immigrata in Canada. Questo è la correlazione tra Cohen e l'ebraismo che fa finire questo libro quio dentro, ma forse la più forte, perché riguarda il sangue. È noto che Cohen si sia avvicinato al buddismo, religione di cui è anche diventato monaco durante gli anni '90, ma ha sempre mantenuto un lancio con la sua religione di origine, non staccandosene mai del tutto. Il 2 novembre esce per Il Saggiatore questo libro, una raccolta di interviste e scritti in cui Leonard Cohen racconta la sua vita e la sua arte, raccontando cinquant’anni di vita e di brani indimenticabili. E svelando "il complesso mondo interiore di un uomo per cui la depressione è stata una realtà quotidiana con cui lottare, un mare in cui l’uomo era immerso e da cui ogni canzone emergeva in superficie, perché ogni sua parola era un’esplosione di luce".
Ecco, anche questa puntata è finita. Spero di avervi dato qualche utile spunto di lettura o di avervi fatto almeno venire la curiosità.
Ci si vede tra un mese, mancheranno poche settimane a Natale, il momento in cui i lettori tremano al solo pensiero dei libri che riceveranno in regalo. Ma parleremo anche di questo, e vi assicuro che arriverete preparati all'evento.
Silvia
Photo by Evan Kirby on Unsplash
L'autostrada disegnata è di Carlotta Mazzini.