Autostrada del Sud #17
Benvenutə a una nuova puntata di Autostrada del Sud, la newsletter con il sorriso stampato che ha finalmente ri-festeggiato il 25 aprile.
Alcuni libri letti in questo mese.
Jeanette Winterson, Perché essere felice quando puoi essere normale?, Mondadori. Traduzione di Chiara Spallino Rocca.
Uscito nel 2011, Perché essere felice quando puoi essere normale? è il libro con cui Jeanette Winterson, scrittrice inglese vincitrice del Whitebread Prize con il suo primo romanzo Non ci sono solo le arance, ripercorre la sua vita. L’adozione da parte di una famiglia pentecostale di Accrington, una cittadina del Lancashire, con la speranza che diventi una missionaria, la scoperta della lettura, che diventerà un salvagente per sopportare il presente, la scoperta della propria omosessualità, che la porterà ad andarsene di casa, l’ingresso a Oxford, la scrittura e il successo, le sue relazioni sentimentali - tossiche e sbilenche, sempre alla ricerca di amore senza sapere cosa significhi riceverlo, né darlo - e la ricerca della sua madre naturale. Un memoir a tratti straziante, a tratti quasi divertente, avrei voluto davvero che continuasse per altre duecento pagine.
Alan Bennet, Scritto sul corpo, Adelphi. Traduzione di Davide Tortorella.
“Seduto al mio banco in terza media, tredici anni e fresco di pantaloni lunghi, mentre Ackroyd compita faticosamente una traduzione in francese, mi accorgo che dalla settimana scorsa la sua voce sembra essersi incrinata”. Inizia così Scritto sul corpo, il libro di Alan Bennet che racconta la percezione della propria diversità da ragazzo, e che si trasforma in un coming out. Sui banchi di scuola ci ritroviamo di fronte un giovanissimo Alan in ritardo nello sviluppo, curioso del cambiamento del corpo dei compagni. L’autore parla della famiglia, della timidezza, della scoperta e del desiderio in questo breve testo pieno di grazia e di delicatezza.
Jeanette Winterson, Scritto sul corpo, Mondadori. Traduzione di Giovanna Marrone.
Un libro breve della stessa autrice de Perché essere felice quando puoi essere normale? con lo stesso titolo del libro di Alan Bennet. Il libro parla di una storia d’amore e di passione bruciante, di quelle che fanno prendere fuoco ogni cosa. Della paura che a volte questa passione genera, del bene che si pensa di fare quando si fa del male (o viceversa). Winterson ci racconta una storia e ci porta anche dentro a un gioco. Di tutti i personaggi sappiamo se sono donna o uomo, tranne della voce narrante. La voce narrante non sappiamo a che sesso appartenga, ed è curioso vedere (almeno per me è stato così) come nel corso della lettura la mia idea sia cambiata, ricambiata, per poi capire non solo che non aveva importanza, ma che anzi era bellissimo vedere l’immagine di quel personaggio cambiare nella mia testa. Ci sono parti che tolgono il fiato, ho pianto tantissimo. È un libro che davvero ho stretto al petto dopo averlo finito.
Roberto Bolano, 2666 (terzo libro), Adelphi. Traduzione di Ilide Carmignani.
Se escludiamo l’imprevisto del kindle che impazzisce e muore proprio mentre sono completamente immersa nella lettura del terzo libro, posso solo dire che più vado avanti e più mi sento letteralmente stregata. Il libro di Fate, terza di cinque parti, racconta di un giornalista che finisce a Santa Teresa, in Messico, per seguire un incontro di pugilato, sostituendo un collega ucciso a Chicago. In questo libro troviamo: fondatori delle Pantere Nere, comunisti americani, ricette di costolette di maiale date dal pulpito di una chiesa, deserti messicani, incontri di boxe, molto alcol, motel, giornalisti impauriti, un finale in carcere da fiato sospeso.
Adania Shibli, Un dettaglio minore, La nave di Teseo. Traduzione di Monica Ruocco.
Due donne senza nome. Nella prima parte di questo libro, una donna beduina viene rapita, violentata e uccisa nel 1949 da un gruppo di soldati israeliani. La scrittura è fredda, distacca, non tentenna e non rilascia un briciolo di emozione. Nella seconda parte, una donna di Ramallah decide di fare una ricerca proprio su quella ragazza, ossessionata dalla storia per la data in cui il fatto accadde, 25 anni esatti prima della sua nascita. La scrittura cambia, si fa calda, ci fa avvicinare alle cose, facendoci percepire la paura, il caldo, la vita sotto l’occupazione. Finalista al National Book Award e in longlist per il Man Booker Prize di quest'anno, Adania Shibli racconta come un fatto ormai normale nel suo paese - la violenza - possa avere un’eco potente per qualcosa che sta ai margini, quel dettaglio minore che rende ogni storia unica e autentica.
Da recuperare o in uscita.
Anne Sexton, Il libro della follia, La nave di Teseo. A cura di Rosaria Lo Russo.
Il 27 maggio arriva per la prima volta in Italia l’edizione completa delle poesie di Anne Sexton, con in aggiunta tre racconti ritrovati e ritradotti dopo quarant’anni. Il libro della follia è dedicato alla figlia, Joy, e contiene 29 componimenti poetici della scrittrice statunitense, morta suicida a 46 anni.
Freeman’s, Amore, Black Coffee edizioni. A cura di John Freeman, traduzioni di Damiano Abeni, Francesco Cristaudo, Livia Lommi, Chiara Messina, Sara Tuveri e Leonardo Taiuti.
Da ormai diversi anni Black Coffee, casa editrice specializzata in letteratura nordamericana, traduce e porta nelle librerie italiane Freeman’s, ovvero la rivista fondata da John Freeman, nella quale negli anni sono comparsi molti giovani esordienti, poi affermatisi come grandi scrittori. Questo numero, dedicato all’amore, “ha l’obiettivo di restituire complessità al concetto di Amore – che cosa significa innamorarsi, come si nutre un amore, quando lo si perde e che aspetto ha una vita senza amore – perché di amore oggi abbiamo più che mai bisogno, ma non possiamo pretendere di provarlo se prima non gli restituiamo il valore che gli spetta.” Compaiono giovani autori come Gunnhild Øyehaug e Semezdin Mehmedinović, e scrittori affermati come Anne Carson, Deborah Levy e Olga Tokarczuk (e anche Marco Rossari!).
Mario Desiati, Spatriati, Einaudi.
A cinque anni da Candore (Einaudi) Mario Desiati torna in libreria con un nuovo romanzo, Spatriati; la storia di Claudia e di Francesco e di un’intera generazione “irregolare, fluida, sradicata: la sua. Quella di chi oggi ha quarant’anni e non ha avuto paura di cercare lontano da casa il proprio posto nel mondo, di chi si è sentito davvero un cittadino d’Europa”. Una storia di romanticismo e desiderio, che “interroga il sesso e lo rivela per quello che è: una delle tante posture inventate dagli esseri umani per cercare di essere felici.”
Varie ed eventuali.
Il circolo dei lettori e Sur organizzano Sudamericana, quattro incontri per parlare di quattro grandissimə.
Lo scrittore argentino César Aira ha vinto il premio Formentor 2021.
Il 15 aprile è uscito per Rina Edizioni il primo titolo della collana Agua Viva, diretta da Luciano Funetta: La morte arriva in ascensore di Maria Angélica Bosco, tradotto da Francesca Bianchi. QUI trovate la postfazione di Francesca Lazzarato, QUI un pezzo di Guido Caldiron su Il Manifesto.
Mondadori Oscar Vault pigliatutto. Arriveranno anche The female man di Johanna Russ e La mano sinistra delle tenebre di Ursula Le Guin, entrambi tradotti da Chiara Reali.
Su Caras y Caretas Giselle Zigante e Mariana Enriquez dialogano sull’opera di Alejandra Pizarnik.
Uno dei miei libri del cuore è Sopra eroi e tombe di Ernesto Sabato. QUI trovate un ritratto del grande scrittore argentino, scritto da Veronica Abdala su El Clarin.
Nel mio quartiere a Milano, Dergano, ha aperto una nuova libreria e quando apre una nuova libreria è sempre una bella notizia.
Torna La grande invasione, ovvero il festival della lettura più bello del mondo, a Ivrea.
È uscita la longlist del Premio Von Rezzori. Dentro c’è anche Noi, i sopravvissuti di Tash Aw che ho amato moltissimo. Ne ho due copie (una l’ho comprata, l’altra me l’ha regalata Einaudi). Vorrei che questo libro circolasse quanto più possibile tra i lettori e ho quindi deciso di dare vita a un bookcrossing e regalare questa copia a unə iscrittə alla newsletter.
Questo esperimento si intitolerà Spore. Scriverò il mio nome in prima pagina e chiederò a chi lo riceve di leggere il libro e regalarlo a qualcun altro, o (se non interessa il titolo) non leggerlo e regalarlo, scrivendo il proprio nome sotto il mio e inviandomi una foto del libro a autostradadelsud [at] gmail [dot] com o facendo una storie su IG, taggandomi. Sarà bello vedere le città in cui questo libro arriva e i nomi delle persone che lo leggono. Se l’esperimento funziona, lo facciamo anche con altri libri. Che dite?
E ora la rubrica che intervista una persona che lavora con i libri.
Cinque domande a…
Sara Reggiani ha fondato nel 2017 Black Coffee edizioni con Leonardo Taiuti. La loro casa editrice indipendente si occupa di letteratura nordamericana e in questi anni ha pubblicato libri incredibili come L’alfabeto di fuoco di Ben Marcus, L’ospite d’onore di Joy Williams e Lingua nera di Rita Bullwinkel, oltre ai due volumi di Nuova poesia americana e i Freeman’s di cui vi ho parlato prima. Ringrazio Sara per aver risposto alle mie cinque domande, che trovate qui sotto insieme alle sue cinque risposte.
1. Qual è il ricordo più bello che hai in Black Coffee?
Di bei ricordi legati a Black Coffee ne ho tanti, il ricordo dell'entusiasmo con cui Leonardo ha accolto la mia idea di fondare la casa editrice, il ricordo del primo incontro con alcuni autori che poi sono diventati anche amici, dei viaggi in USA per scoprire nuovi talenti; ma forse il ricordo più brillante risale a un passato recente. La nostra redazione non ha ancora una vera sede, è composta di professionisti che vivono in città diverse (Firenze, Roma, Milano, Torino, Senigallia, Berlino) e ogni tanto s'incontrano, perlopiù in occasione delle fiere. La pandemia ci ha sottratto anche la possibilità di assaporare quei rari momenti di vicinanza, e così quando lo scorso marzo Black Coffee ha compiuto cinque anni non abbiamo potuto festeggiare come avremmo voluto. Ma ricordo che durante il brindisi in videochat, mentre tutti ridevano e chiacchieravano, ho sentito che non importava se non potevamo abbracciarci, perché ormai eravamo un corpo solo. Questo è il ricordo più bello: la scoperta di aver creato in soli cinque anni una squadra forte, salda, pronta come me e Leonardo a superare ogni ostacolo per il bene di Black Coffee. La scoperta di non essere più sola nella mia visione.
2. Qual è il libro pubblicato dalla casa editrice per cui lavori che ami di più? E perché?
Essendo fondatrice e editor di Black Coffee, sono io a selezionare i titoli da pubblicare, e li amo tutti ovviamente. Ma per ora il libro cui sono più legata è Antropologia del turchese di Ellen Meloy, come ben sa chi ha seguito la sua storia sui nostri social. Per prepararmi a tradurre questo libro sono andata fino in Utah: si tratta di una raccolta di saggi sul deserto del Sud-ovest americano, saggi ricchi di terminologia specifica di quell'ambiente, e per trovare le parole ho sentito che prima dovevo vedere, dovevo respirare la stessa aria che Ellen aveva respirato, parlare con la sua gente (Ellen ahimè è venuta a mancare prima che potessi conoscerla). È stata un'esperienza molto forte, molto personale, una sorta di rivelazione che ha finito per influenzare e plasmare la mia visione di certa parte d'America e in generale le scelte che avrei operato successivamente non solo come editrice e ma anche come donna.
3. Qual è il primo ricordo che hai con la lettura e/o con un libro?
Così su due piedi mi viene in mente un libro in particolare, Il giardino segreto della scrittrice Frances Hodgson Burnett. Qualcuno me lo regalò per il mio decimo compleanno e ricordo che la sera, quando iniziai a leggere, avvertii qualcosa di molto diverso da quello che provavo normalmente leggendo. Sarà stato perché la bambina protagonista mi somigliava: anche lei voleva rendere partecipe gli altri di una gioia provata di fronte a qualcosa di speciale; anche lei era sola – ero molto introversa da piccola – ma capiva che da soli non possiamo realizzare niente. La felicità è tale solo se condivisa. Ricordo che, senza capire perché, ho iniziato a piangere, tanto che mia madre si è preoccupata e comparendo sulla soglia mi ha chiesto, Che succede? E io ho risposto, Niente, sono felice. Ero felice perché avevo capito che nei libri c'erano delle risposte. Forse è stato proprio quel giorno che ho deciso di dedicare a loro la mia vita.
4. Che libro stai leggendo in questo momento?
Ne leggo tanti contemporaneamente, senza sosta, per lavoro e per passione. Sono una lettrice schizofrenica, non riesco a dedicarmi a una sola lettura alla volta, bensì di volta in volta vado dal libro che in quel momento ha più attinenza col mio flusso di pensiero. Adesso sto leggendo Azzorre di Cecilia Giampaoli (Nero edizioni), una mia concittadina (siamo entrambe di Pesaro) ed eccellente scrittrice che ha avuto il coraggio di raccontare, senza fronzoli né sentimentalismi, il viaggio intrapreso nelle Azzorre per raccogliere informazioni sul disastro aereo, avvenuto nell'89, in cui ha perso la vita suo padre. Leggo molti saggi sulla natura, in questo momento Il controllo della natura di John McPhee (Adelphi). E poi faccio incursioni nella letteratura nativa americana, perché vorrei portare in Black Coffee testi scritti da nativi, non sui nativi.
5. La tua libreria sta andando a fuoco e puoi salvare un solo libro per portarlo con te. Raccontaci quale e perché.
Se la mia libreria andasse a fuoco mi darei fuoco con lei altroché! Scherzi a parte, se proprio dovessi scegliere un libro, sceglierei i racconti di Joy Williams (L'ospite d'onore), perché nella loro crudeltà trovo sempre conforto. La luce che pervade i suoi racconti è affilata, ferisce, ma proprio per questo la cerco disperatamente. Perché non vuole accarezzarmi, da me vuole solo presenza e onestà. Guarda di cosa siamo capaci, mi dice arrabbiata, Guarda. E mi spinge la testa nel baratro. E in fondo al baratro, quando ormai ho perso la speranza, vedo sempre, inaspettatamente, una luce. La rabbia di Joy Williams diventa una lente d'ingrandimento e allora vedo. Nessuno come lei riesce a farmi sentire così viva, così umana, mentre tutto intorno precipita nell'oscurità.
//
(Una specie di) Gruppo di lettura.
Aprile è stato il mese de La neve dell’ammiraglio di Alvaro Mutis, libro che due o tre amici mi consigliano da anni ma in perfetto stile Cardinale io ho letto quando diavolo volevo io. Il punto è: mi sono annoiata. È un fatto che mi imbarazza un po’ quando succede con classici di questo tipo, libri di cui riconosco la grandezza, ma che proprio non mi prendono. Quindi eccomi qui a dire la verità, tutta la verità, nient’altro che la verità (la mia verità, ovviamente, ma Borges ci insegna che ecc. ecc.): mi sono annoiata a morte, non ho capito cosa voleva raccontarmi e anche quando l’ho capito, una vocina dentro di me mi diceva: e quindi?
Maqroll è un marinaio a bordo di una nave che risale un fiume amazzonico, lo Xurandò, per raggiungere alcune segherie che appaiono sempre di più irraggiungibili. Fa sogni inquietanti e sfugge alla morte più volte, incontra indios e altri uomini sulla nave, ricorda La neve dell’ammiraglio, una bottega della Cordigliera gestita da Flor Estèvez. Io però non sono riuscita ad appassionarmi, nonostante ci fossero tutti i presupposti per farlo (soprattutto per i miei gusti letterari). Hanno spesso affiancato questo romanzo di Mutis a Marquez (mio grande amore), ma per me il paragone - oltre a non avere senso (per me i paragoni hanno sempre poco senso, in generale) - è errato. Al massimo accetto quello con Conrad e Cuore di tenebra. Detto questo: vedo e riconosco il cuore di questo libro, la sua grandezza, ma io non riuscivo a pensare ad altro che a finirlo. Pazienza. Del resto non ci può piacere tutto.
Questo mese leggiamo Il viaggio premio dell’illustre Julio Cortázar.
Un link.
Si sono schiuse le uova del falco pellegrino sul tetto del Pirellone.
Un album.
Questa puntata è stata scritta ascoltando Happy Soup di Baxter Dury.
Ed eccoci arrivatə un’altra volta alla fine.
La tiritera finale: se vuoi dirmi qualcosa puoi scrivere a autostradadelsud [at] gmail [dot] com o rispondere a questa mail (credo funzioni, non lo so).
Mi trovi anche su Twitter e Instagram.
Ah, *ho riesumato il mio canale Telegram*! Ho letto ad alta voce qualche pagina di Una poesia in Tasca, edito Lindau, di Héctor Abad Faciolince (trad. Monica Rita Bedana).
C’è sempre quella cosa che se hai voglia di sostenere quello che faccio puoi offrirmi un caffè QUI. E che, se ti piace, puoi consigliare questa newsletter a unə amicə.
Baci, abbracci, ricchi premi e cotillons.
Ci si risente alla prossima.
Silvia
L’autostrada disegnata è di Elisa Lipari