Autostrada del Sud #22
Benvenute a tutte e tutti, questa è una nuova puntata di Autostrada del Sud, la newsletter che ha fatto ponte e che crede che i ponti siano una benedizione.
Prima di iniziare, alcune informazioni di servizio:
Novembre è il mese di Bookcity. Sabato 20 alle 11:30 presento Hilary Tiscione e il suo romanzo Liquefatto (Polidoro Editore) al Mare Culturale Urbano. Se vi va, venite che ci salutiamo e ci beviamo uno spritz. Il programma completo è QUI.
Domenica 28, al Circolo Gagarin di Busto, presento Sara C. Poma e il suo podcast Prima, che non ha bisogno di presentazioni perché ormai l’abbiamo ascoltato tutt*. Seguite la pagina Facebook del Circolo per eventuali modifiche o cambiamenti.
Tra qualche settimana inizierò a curare la newsletter Storie dal futuro, un progetto di Valori.it, testata della Fondazione Finanza Etica, la fondazione culturale di Banca Etica. Ogni settimana gli iscritti riceveranno una storia che riguarda realtà sostenibili, storie di cambiamento, di persone e organizzazioni che credono e agiscono per la sostenibilità. Se ti va di riceverla, puoi iscriverti a questo link, selezionando “Economia sostenibile” tra gli interessi, e puoi consigliarla a qualcuno a cui pensi possa piacere.
Ogni lunedì, attorno alle 9.15 (minuto più, minuto meno), potete ascoltare su Milano Beat Radio un mio intervento. La rubrica si chiama “Un libro in tre minuti” e incredibile ma vero racconta un libro in tre minuti. Milano Beat Radio è una web radio milanese, motivo per cui si ascolta solo online. QUI.
Ora iniziamo (ricordandoci le massime dei nostri personali santi in terra)
Alcuni libri letti in questo mese.
Ho recuperato diversi libri che segnalati nei mesi scorsi tra quelli in uscita, ovvero: La più piccola di Fatima Daas, Libro del sangue di Matteo Trevisani e Idee fisse di Joan Didion; a cui si sono aggiunti:
Tash Aw, Strangers on a pier: a portrait of a family. Harper Collins.
Quanto amo Tash Aw. Questo è un piccolo libro non pubblicato al momento in Italia ed è la storia della sua famiglia, la storia di una (non) appartenenza. Tash Aw ripercorre la vita dei suoi nonni, la loro migrazione, a partire soprattutto dalla difficoltà che sente lui stesso nel posizionarsi rispetto a una lingua, rispetto a una cultura e al luogo in cui vive. Ma sopratutto, a partire dalla sua faccia (il titolo originale era The face: Stranger on a pier): nato a Taipei, nipote di emigrati in Malaysia, Tash rivede sul suo volto tutta la vita di chi l’ha preceduto e attraverso la sua vita presente sottolinea le contraddizioni, le speranze e la storia di un paese che non riesce ad emanciparsi dal suo passato e non riesce a fare un vero salto nel futuro.
Camila Sosa Villada, Le cattive, Sur. Traduzione di Giulia Zavagna.
Aspettavo questo libro da un anno. Se ne è parlato molto e molto bene sulla stampa internazionale e ora grazie a Sur il titolo è arrivato anche da noi, nella bellissima traduzione di Giulia Zavagna. La storia è quella di Camila, una donna trans, e del gruppo di donne trans che diventa la sua famiglia. Della sua infanzia come Cristian, di un padre violento e di una madre succube, della scoperta della sua identità e di come diventa se stessa. Un destino che pare segnato: vendere il suo corpo, l’unico modo attraverso cui ambire a una vita migliore. È una storia di sorellanza, di alleanza, di solidarietà, abitata da personaggi bellissimi: La Zia Encarna, che salva un bambino abbandonato e diventa una madre col seno pieno di olio motore, La Machi, con poteri di curatrice, Maria la muta, che sogna di volare e un giorno si ritrova con le piume sul corpo. È un libro sudamericano per eccellenza, con una voce nuova, originale, senza filtri, in cui realismo e fantastico si mescolano continuamente. Ed è un libro estremamente politico, che non manca di scavare nelle contraddizioni della società e che porta alla luce il legame tra classe e transizione.
Libri in uscita o da recuperare.
Violette Leduc, La bastarda, Neri Pozza. (Credo uscirà a novembre, non so ancora di chi sarà la traduzione)
Ah, Violette, Violette. Che gioia vedere alcuni suoi libri di nuovo in libreria. Dopo Thérèse e Isabelle uscito lo scorso anno, Neri Pozza ripubblicherà a breve La Bastarda, il libro che ha dato fama e successo a Leduc nel 1964, all’età 57 anni. Non che non avesse scritto fino ad allora (anzi, aveva già pubblicato diversi libri per Gallimard), ma era sempre rimasta nel piccolo circolo di intellettuali, senza mai raggiungere il grande pubblico. La Bastarda è un romanzo autobiografico sulla sua infanzia e adolescenza (Violette non venne mai riconosciuta dal padre e sentirà sempre il peso della vergogna e dell’abbandono, contribuito dal travagliato rapporto con sua madre, una donna fredda e anaffettiva) che vendette 170.000 copie e che al momento dell’uscita aveva una lunga (e bellissima) prefazione di Simone de Beauvoir.
Emanuele Atturo, Roger Federer è esistito davvero, 66thand2nd.
“Questo libro prova a ricostruire il mistero della presenza sacrale di Federer su un campo da tennis, ripercorrendo una storia più accidentata di quanto siamo disposti a ricordare” dice il comunicato stampa. E mi pare di per sé un compito non facile. Emanuele Atturo, caporedattore dell’Ultimo Uomo è arrivato da poco in libreria con un libro su quello che molti reputano il più grande tennista di sempre (il più perdente e il più vincente contemporaneamente, ma anche di questo paradosso si parla nel libro). Trecentoventicinque pagine non solo per gli appassionati e non solo per chi ha letto “quell’altro libro su Federer” senza sapere chi fosse Federer.
Marco Malvestio, Raccontare la fine del mondo. Fantascienza e Antropocene. Nottetempo.
Antropocene è una parola di cui sentiamo parlare moltissimo da diversi anni. Ma cosa succede se uniamo la parola Antropocene alla parola Fantascienza? “Viviamo in tempi fantascientifici: questo è vero non solo perché intorno a noi accadono cose stupefacenti, ma anche perché il nostro tempo è cronologicamente quello in cui i classici della fantascienza ambientavano la loro immaginazione del futuro. (…) Raccontare la fine del mondo è un’originale ricerca sulla fantascienza distopica in cui Margaret Atwood e James Ballard incontrano Donna Haraway e Timothy Morton, per immaginare un nuovo futuro possibile nell’era della globalizzazione e del cambiamento climatico”. Sarà la mia prossima lettura, mi pare molto, molto, molto interessante.
Liv Ferracchiati, Sarà solo la fine del mondo, Marsilio.
“L’autore di questo libro è transgender, e il protagonista di questo libro è transgender. Tuttavia, questo libro non è un’autobiografia, è un romanzo. (…) Sarà solo la fine del mondo, esordio nella narrativa di Liv Ferracchiati, autore teatrale e performer, è infatti un romanzo sul corpo che, anche quando è in piena salute, allegro, bello, può essere percepito come inadatto. (…) Così, visto che il corpo è un problema, il protagonista, da subito, comincia a parlare. Comincia a farlo prima di nascere, e poi non smette più. (…) Sarà solo la fine del mondo segue la vicenda umana e preumana del protagonista, e anche quella oltreumana, attraverso i suoi incontri, le sue scoperte, le sue lotte, i suoi tradimenti, le sue risse, le sue gioie, le sue delusioni e la galleria dei personaggi – alcuni buffi, altri odiosi, molti adorabili – che incrociano il suo cammino.”
Varie ed eventuali.
Sally Rooney ha deciso di non far pubblicare in ebraico (dalla casa editrice Modan) il suo ultimo libro, come gesto di boicottaggio nei confronti dello stato di Israele e in sostegno del popolo palestinese, ma si è detta disponibile a vendere i diritti a case editrici che pubblicano in lingua ebraica, purché non vìolino «le linee guida del boicottaggio del movimento BDS (Boycott, Divestment and Sanctions)».
Lo scrittore Etgar Keret ha scritto un articolo sul Corriere della Sera per spiegare perché, secondo lui, Rooney sbaglia.
Qui l’opinione di qualcuno che crede invece abbia molta ragione.
Sono uscite le classifiche di qualità di ottobre de L’indiscreto.
È uscito su Netflix il film ispirato a Distanza di sicurezza, il libro di Samanta Schweblin, in Italia uscito per Sur.
Cinque domande a…
LiberAria è una casa editrice indipendente di Bari. Pubblica sia narrativa italiana che straniera e ha nel suo catalogo vere e proprie chicche, come La lavoratrice di Elvira Navarro (scrittrice spagnola molto molto molto molto interessante) e Nero, il gatto di Parigi di Osvaldo Soriano, Le cose imperfette di Gianni Montieri e La parte inventata di Rodrigo Fresan.
Oggi le cinque domande sono per Giorgia Antonelli, editrice e direttrice editoriale, che ringrazio moltissimo, in attesa di bere uno spritz alla prossima edizione de La grande invasione. Qui di seguito trovate le sue cinque risposte.
Qual è il ricordo più bello che hai in LiberAria?
Ho diversi ricordi belli legati a LiberAria, ma se devo sceglierne uno, ti dico il primo Salone del libro di Torino, nel 2013, quando ci presentammo sul mercato editoriale di colpo con cinque libri tutti insieme. Ricordo la paura, l’adrenalina e l’emozione, ma anche la sensazione di essere finalmente nel posto in cui avevo sempre desiderato essere, tra i libri.
Qual è il libro pubblicato dalla casa editrice per cui lavori che ami di più? E perché?
Questa domanda mi mette un po’ in difficoltà, come quando ti chiedono «A chi vuoi più bene, al papà o alla mamma?», perché sono ovviamente legata a tutti i libri presenti in catalogo, e quindi non sceglierò il libro più complesso, o il più apprezzato, o quello che credo resterà nel firmamento letterario, ma quello che è attraversato da una specie di magia, perché da quando è uscito è stato capace di generare miracoli di generosità e creatività: L’Ultima Vacanza, un’autobiografia, di Gil Scott-Heron, uno dei nostri primi cinque titoli che abbiamo recentemente ripubblicato in un’edizione in tiratura limitata in occasione dei dieci anni dalla scomparsa dell’autore. Gil direbbe che questo è un libro supportato dagli spiriti, perché gli spiriti corrono in nostro aiuto quando iniziamo a fare cose positive per la nostra vita, quando diamo invece di prendere, e questo libro ha messo in moto le vibrazioni migliori in cui mi sia mai imbattuta da quando faccio questo mestiere, riuscendo sempre a tirare fuori il lato migliore delle persone, strabiliandomi.
Qual è il primo ricordo che hai con la lettura e/o con un libro?
So che questa sembrerà una risposta anomala, e che quasi tutti sono in grado di citare il libro o l’autore che li ha fatti innamorare della lettura, ma nel mio caso è stato il contrario: io mi sono innamorata della lettura in sé, e poi ho scoperto i libri. Non ho ricordi della mia vita trascorsi senza leggere, è una cosa che sento profondamente mia, perché ho iniziato prestissimo e in modo naturale (“si ama forse il proprio respiro?”). Mia madre ha sempre raccontato che ho imparato a leggere da sola a tre anni e mezzo, mentre giocavo con uno di quegli alfabeti componibili di cui lei mi doveva aver spiegato la corrispondenza tra suono e immagine. Faceva la maestra, e quel pomeriggio mi aveva portato a scuola con sé, come faceva spesso quando aveva i rientri, e mi aveva lasciato a giocare da sola con l’alfabeto mentre lei faceva riunione nella stessa stanza. La leggenda vuole che a un certo punto io abbia esclamato, da brava barese, «Mamma, Mare! Ho scritto mare!». Ho iniziato così, mischiando da subito lettura e scrittura, e da allora non mi sono più fermata, diventando una lettrice compulsiva (e anche una discreta grafomane): leggevo ovunque – spesso in condizioni limite – dalla mattina alla sera, a colazione, sotto la doccia, al ristorante, in auto, per strada, a scuola, persino alla luce dei fanali delle auto nei parcheggi, e quando uscivamo di casa mi trascinavo sempre dietro una borsa dei little twin stars o buste di plastica più grandi di me zeppe di libri e fumetti, tanto che mi chiamavano Postina. Forse senza saperlo ho inventato la shopper editoriale. Da allora non ho più smesso, né di leggere appena possibile, in qualsiasi luogo e condizione, né di portarmi dietro ovunque una sacca piena di libri anche se devo stare via solo un’ora, non sia mai che resti, anche un solo istante, senza la possibilità di leggere qualcosa.
Che libro stai leggendo in questo momento?
Come tutti gli addetti al settore, finisco per leggere più cose contemporaneamente, per lavoro e per diletto, ed è diventata un’abitudine. Escludendo i libri a cui sto lavorando, sto quindi rileggendo per intero Simone De Beauvoir per un incontro che devo tenere su di lei, mentre da quest’estate mi sono appassionata moltissimo ad Alba De Cespedes (su cui terrò un altro incontro) che è stata un’autrice acutissima e una donna incredibilmente affascinante e moderna, e sono nella fase lettura/studio di tutto ciò che trovo di suo, e poi sto leggendo un libro appena uscito per Sur, Le cattive, di Camila Sosa Villada (nella traduzione magnifica di Giulia Zavagna), la storia di un gruppo di trans argentine che ha accolto l’autrice del romanzo dopo l’esilio familiare e sociale che spesso sono costrette a subire le identità non binarie, diventando la sua famiglia sgangherata e luccicante, a volte ferina ma piena di amore. Attendevo questo libro da quando ho visto un TED talk della sua autrice, durante il lockdown, che mi aveva commosso profondamente. Il libro non delude le aspettative: è scritto con una prosa spietata e tagliente, ma è anche pieno di poesia e della delicata ironia dei sopravvissuti a grandi sofferenze. Se la letteratura è dire la verità attraverso la finzione, questo libro la racconta benissimo mischiando autobiografia e fiaba e facendotela esplodere al centro del petto. È uno di quei libri che vorresti avere il tempo di leggere tutto d’un fiato in un pomeriggio seduta sul divano, con la copertina addosso come autunno comanda. Ovviamente, dato che non riesco a staccarmene, me lo sto portando dietro ovunque in una shopper di tela.
La tua libreria sta andando a fuoco e puoi salvare un solo libro per portarlo con te. Raccontaci quale e perché.
Non ne salvo nessuno, resto a farmi ardere viva con loro ma ridendo moltissimo come la signora a cui vanno a bruciare la casa nella trasposizione cinematografica di Fahrenheit 451.
Un gruppo di lettura anarchico.
Ottobre era il mese di Finzioni, di Jorge Louis Borges. Una rilettura, per me. Come lo si spiega Borges? Come lo si racconta? Per me è quasi impossibile. Mi piace quando qualcuno lo fa, ma io non ci riesco, nemmeno ci voglio provare. Finzioni è forse l’opera più famosa del più grande scrittore argentino. È una raccolta di racconti scritta nel 1944, ma arrivata in Italia solo undici anni più tardi. E fa impressione vedere quanto siano storie modernissime, visionarie, attuali (chi leggerà il racconto Il giardino dei sentieri che si biforcano per la prima volta poi mi scriva pure per dirmi che trip ha avuto).
G̶e̶n̶n̶a̶i̶o̶:̶ ̶H̶o̶ ̶p̶a̶u̶r̶a̶ ̶t̶o̶r̶e̶r̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶P̶e̶d̶r̶o̶ ̶L̶e̶m̶e̶b̶e̶l̶ ̶(̶M̶a̶r̶c̶o̶s̶ ̶y̶ ̶M̶a̶r̶c̶o̶s̶)̶
F̶e̶b̶b̶r̶a̶i̶o̶:̶ ̶L̶a̶ ̶p̶a̶s̶s̶i̶o̶n̶e̶ ̶s̶e̶c̶o̶n̶d̶o̶ ̶G̶.̶H̶.̶,̶ ̶d̶i̶ ̶C̶l̶a̶r̶i̶c̶e̶ ̶L̶i̶s̶p̶e̶c̶t̶o̶r̶ ̶(̶F̶e̶l̶t̶r̶i̶n̶e̶l̶l̶i̶)̶
̶M̶a̶r̶z̶o̶:̶ ̶O̶p̶e̶r̶a̶z̶i̶o̶n̶e̶ ̶m̶a̶s̶s̶a̶c̶r̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶R̶o̶d̶o̶l̶f̶o̶ ̶W̶a̶l̶s̶h̶ ̶(̶L̶a̶ ̶n̶u̶o̶v̶a̶ ̶f̶r̶o̶n̶t̶i̶e̶r̶a̶)̶
A̶p̶r̶i̶l̶e̶:̶ ̶L̶a̶ ̶n̶e̶v̶e̶ ̶d̶e̶l̶l̶’̶a̶m̶m̶i̶r̶a̶g̶l̶i̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶Á̶l̶v̶a̶r̶o̶ ̶M̶u̶t̶i̶z̶ ̶(̶E̶i̶n̶a̶u̶d̶i̶)̶
M̶a̶g̶g̶i̶o̶:̶ ̶I̶l̶ ̶v̶i̶a̶g̶g̶i̶o̶ ̶p̶r̶e̶m̶i̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶J̶u̶l̶i̶o̶ ̶C̶o̶r̶t̶á̶z̶a̶r̶ ̶ ̶(̶S̶u̶r̶)̶
G̶i̶u̶g̶n̶o̶:̶ ̶S̶i̶l̶l̶a̶b̶e̶ ̶d̶i̶ ̶f̶u̶o̶c̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶G̶a̶b̶r̶i̶e̶l̶a̶ ̶M̶i̶s̶t̶r̶a̶l̶ ̶(̶B̶o̶m̶p̶i̶a̶n̶i̶)̶
L̶u̶g̶l̶i̶o̶:̶ ̶U̶n̶’̶i̶n̶n̶o̶c̶e̶n̶t̶e̶ ̶c̶r̶u̶d̶e̶l̶t̶à̶,̶ ̶d̶i̶ ̶S̶i̶l̶v̶i̶n̶a̶ ̶O̶c̶a̶m̶p̶o̶ ̶(̶L̶a̶ ̶n̶u̶o̶v̶a̶ ̶f̶r̶o̶n̶t̶i̶e̶r̶a̶)̶
A̶g̶o̶s̶t̶o̶:̶ ̶D̶e̶l̶l̶’̶a̶m̶o̶r̶e̶ ̶e̶ ̶d̶i̶ ̶a̶l̶t̶r̶i̶ ̶d̶e̶m̶o̶n̶i̶,̶ ̶d̶i̶ ̶G̶a̶b̶r̶i̶e̶l̶ ̶G̶a̶r̶c̶i̶a̶ ̶M̶a̶r̶q̶u̶e̶z̶ ̶(̶M̶o̶n̶d̶a̶d̶o̶r̶i̶)̶
S̶e̶t̶t̶e̶m̶b̶r̶e̶:̶ ̶F̶i̶g̶u̶r̶e̶ ̶n̶e̶l̶ ̶s̶a̶l̶o̶t̶t̶o̶,̶ ̶d̶i̶ ̶N̶o̶r̶a̶h̶ ̶L̶a̶n̶g̶e̶ ̶(̶A̶d̶e̶l̶p̶h̶i̶)̶
̶O̶t̶t̶o̶b̶r̶e̶:̶ ̶F̶i̶n̶z̶i̶o̶n̶i̶,̶ ̶d̶i̶ ̶J̶o̶r̶g̶e̶ ̶L̶o̶u̶i̶s̶ ̶B̶o̶r̶g̶e̶s̶ ̶(̶A̶d̶e̶l̶p̶h̶i̶)̶
Novembre: Impalcature, di Mario Benedetti (Nottetempo)
Dicembre: L’angelo dell’abisso, di Ernesto Sabato (Sur) (È consigliato, ma non obbligatorio, leggere prima Il tunnel e Sopra eroi e tombe).
Un link.
Atlante Veneziano - La Venezia di Daniele Del Giudice.
Un album.
Questa puntata è stata scritta ascoltando Friends that break your heart, di James Blake.
Anche questa volta, eccoci alla fine. Grazie per aver letto fino a qui.
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Ci si rivede su questi canali tra un po’.
Un abbraccio!
Silvia