Ciao, questa è Autostrada del Sud, la newsletter che si era dimenticata di uscire e quindi sta facendo tutto praticamente live.
Anche quest’anno siamo riuscit* a scavallare l’inverno e la primavera è tornata. Milano è colma di magnolie in fiore con fiori rosa che sembrano petardi sul punto di esplodere, e quando attraversi la città in motorino senti addosso il profumo delle cose che stanno per succedere.
Sono stati mesi di perdite. Di amici che se ne sono andati all’improvviso e di parenti che se ne sono andati dopo lunghe malattie ma il risultato è il medesimo: una puntura di insetto costante, dentro le viscere, che prude di continuo e a volte butta sangue.
Ma sono stati mesi anche pieni d’amore. Ho compiuto 41 anni svegliandomi in una cascina davanti a un fiume che si getta nel lago e quando sono arrivata a pranzo ho trovato tutti i miei amici ad aspettarmi e mi sono sentita molto amata. È una sensazione che voglio tenere stretta senza inzuccherarla, qualcosa che devo riportare alla mente spesso affinché si sedimenti.
Tra le mie letture ci sono state Fernanda Trías, Deborah Levy e Claudia Durastanti, ed è proprio da lei che partiamo.
Letti, in uscita o da recuperare.
Claudia Durastanti, Missitalia, La nave di Teseo.
”Amalia Spada è un’avventuriera lontana dai tumulti che agitano la nazione che sta per nascere; una donna dallo spirito irrequieto e temerario. Vive in una casa tra i calanchi lucani diventata un rifugio per creature diseredate e ribelli in cerca di una nuova vita, per ragazze selvatiche e uomini dalla forza mozzata. Quando arriva l’industrializzazione, la Fabbrica piomba nelle loro vite come un oscuro oggetto del desiderio, mutandone per sempre il destino. Negli anni del dopoguerra e della corsa all’energia, una giovane antropologa di nome Ada esplora la Basilicata del sortilegio e del petrolio mentre scopre diverse incarnazioni dell’amore. Muovendosi tra centri di potere e impianti d’estrazione, Ada si ritrova invischiata in un Sud perturbante e magnetico che rivoluziona il corso della sua esistenza. Cento anni più tardi, la Lucania è diventata la base per la colonizzazione della Luna: da qui partono le navicelle dell’Agenzia Spaziale Mediterranea dirette al Mondo Nuovo. In questo insediamento avveniristico, si trova A, una donna solitaria e libera che ridà vita a oggetti non più desiderati per conto dell’Agenzia. Nel suo passato c’è stato un marito, ma anche il bisogno di andare lontano; nel suo presente, la voglia di conciliarsi con l’idea della fine. Illuminato da lampi e accensioni improvvise come fuochi d’artificio che scoppiano ad altezze diverse, Missitalia è un romanzo che, di fronte alla Storia, sceglie di raccontarne una propria: è una feritoia sulle possibilità taciute o soltanto immaginate del tempo.”
Con Alaska Libreria abbiamo organizzato una bellissima presentazione al Teatro LaCucina, in collaborazione con Olinda Onlus. Ne è venuto fuori un evento bellissimo, e siccome nel libro non ci sono reginette di bellezza, abbiamo omaggiato i presenti con questo test che ho ideato in un lampo epifanico durante una pausa pranzo (grazie Simone per l’impaginazione):
Alia Trabucco Zerán, Pulita, Sur. Traduzione di Gina Maneri.
”Estela ha passato sette anni in quella casa, con quella famiglia. Sette anni come domestica a tempo pieno: lavare, pulire, preparare da mangiare, occuparsi della bambina, la piccola Julia. Ora Julia è morta e tocca a lei – la domestica, la tata – dare la propria versione della storia. Raccontare per esempio di come ha lasciato la vita in provincia per tentare la fortuna a Santiago, di come ha lasciato sua madre; raccontare della stanza sul retro dove ha dormito per tutto questo tempo, quella senza finestre; raccontare della bambina, delle unghie rosicchiate, delle pellicine sanguinanti; raccontare il disgusto e insieme l’affetto per i suoi datori di lavoro, le umiliazioni costanti; raccontare dei panni puliti, dei denti puliti, della faccia pulita; raccontare di Carlos, della cagnolina randagia, del veleno, della pistola.”
Micheliny Verunschk, Camminando con i morti, 66thand2nd. Traduzione di Dea Merlini.
”l romanzo inizia con la scena di una donna arsa viva in una comunità rurale del Brasile. A bruciare Celeste sono i genitori e il fratello, in un rituale religioso a metà tra un esorcismo e il rogo di una strega. Il crimine è il risultato di un’ondata di fanatismo provocata dall’istallazione nel piccolo paese di un nuovo culto di matrice evangelica. L’intero romanzo si sviluppa intorno a quest’evento, a poco a poco approfondito tramite la focalizzazione sui vari personaggi coinvolti. Camminando con i morti mescola la dimensione del noir a quella della critica sociale, rappresentando la storia di una società periferica in cui l’odio patriarcale per le donne si mescola a una spiritualità dai risvolti inquietanti. La violenza rappresentata è il frutto di un contesto storico e geografico, ma l’autrice riesce ad andare oltre la dimensione sociale, costruendo un affresco a tinte fosche della condizione umana.” (La presentiamo in Alaska a maggio, tenete sotto controllo i social della libreria!).
Pajtim Statovci, Il mio gatto Jugoslavia, Sellerio. Traduzione di Nicola Rainò.
”Negli anni Ottanta, in un villaggio della Jugoslavia, Emine è una giovane donna che spesso si scontra con le idee del mondo attorno a sé e con un padre severo e superstizioso. Per un capriccio, un uomo che conosce appena le chiede la mano, e lei in quel matrimonio intravede la possibilità di un cambiamento. Quando i Balcani in guerra si sgretolano, la famiglia fugge in Finlandia e la vita nel nuovo paese è dominata dalla paura e dalla vergogna. Accanto a lei, il figlio Bekim cresce in una terra dove a chi viene da fuori si comanda di accontentarsi di poco e di essere grati. Il ragazzo rischia di diventare un emarginato sociale, è un immigrato ed è gay, in un paese sospettoso verso gli stranieri fino alla violenza. Quando gli chiedono il suo nome, spesso ne inventa uno. A volte finge di essere russo. I duri del posto gli sputano in faccia. È ossessionato dalla pulizia e distaccato non solo dai suoi compagni di scuola ma anche dalla madre, che a sua volta è alla ricerca di una identità e di un futuro diversi. A parte incontri occasionali, l’unico compagno di Bekim è un enorme serpente, un boa che lascia vagare liberamente per l’appartamento. Poi, una notte in un gay bar, il giovane incontra un gatto come nessun altro. Questa creatura parlante, capricciosa, affascinante e manipolatrice lo guiderà in un viaggio sconvolgente nel passato, verso il Kosovo e i suoi demoni, per dare un senso alla storia magica e crudele della sua famiglia.” (Autore che amo tantissimo e consiglierò finché campo).
Helen Garner, Come piombo nelle vene, Nottetempo. Traduzione di Milena Sanfilippo.
”Nel suo folgorante debutto, originariamente pubblicato nel 1977, Helen Garner ci porta con sé nella Melbourne “marginale” dell’epoca, raccontando un mondo e una generazione sino ad allora ignorati dalla letteratura. Nora, alter ego dell’autrice, ha trent’anni e una figlia, Grace, con cui abita in una comune popolata da amici artisti e altri bambini. E poi c’è Javo, poco più che ventenne, che entra ed esce di casa così come dalla sua vita. A legarli un filo sottile, la dipendenza: quella di Nora da lui, e quella di Javo dall’eroina. Nel loro rapporto il sesso sconfina in maniera inesorabile in un forte legame emotivo, ma la droga soffoca ogni progetto di futuro insieme, trasforma Javo in un uomo in perenne fuga. La vita di Nora, narrata pagina dopo pagina come in un diario, diventa così un’intensa danza di passione e abbandono.
I personaggi di Garner desiderano la beatitudine e rischiano il fallimento, mentre cercano con ostinazione nuovi modi di amare e vivere. Come piombo nelle vene è un romanzo lirico e implacabile, un capolavoro della letteratura australiana.”
Diagonali
Diagonali era una rubrica di Finzioni Magazine per cui scrivevo ogni tanto. Metteva in relazione due cose, due libri, che in apparenza potevano apparire distanti ma che avevano punti in comune, punti che si intersecavano più volte.
In ogni numero parlerò di due libri. Lo farò senza entrare troppo nella trama - non vorrei togliervi la voglia di leggerli qualora non lo abbiate ancora fatto - ma abbastanza da capire come due storie diverse possano parlarsi.
Mi perdonerete se questa puntata di Diagonali sarà breve e meno approfondita di quel che dovrebbe; i motivi sono nella prima riga di questa puntata, ma non volevo saltare un appuntamento iniziato da poco.
Due libri lontanissimi: nel tempo e nello stile, nella lingua e nel modo di raccontare. Ma è facile trovare il punto in comune: entrambi i protagonisti stanno perdendo la vista.
Nel racconto di Daniele del Giudice (Einaudi) del 1988, Barnaba, un ex ufficiale di marina italiano, arriva a Reims per vedere il “Marat assassiné” di David. Sta perdendo la vista per una malattia mal curata e vuole fissare dentro di sé alcuni quadri che ama prima che la sua vista scompaia del tutto. Sente quel quadro di David particolarmente vicino, anche perché Marat era un medico e non un medico qualunque, bensì un oftalmologo. Alla ricerca di dettagli che sa di non poter più catturare, si fa aiutare da Anne, che incontra al museo. È lei che, dopo aver intuito la sua cecità, gli racconta e descrive i quadri e i particolari che lui non riesce ad afferrare. Solo che inizia a mentire, ad aggiungere minuzie che non esistono, e Barnaba se ne accorge.
Un libro meraviglioso che ha a che fare con l’immaginazione, la verità, la finzione e sulla possibilità di abbandonarsi a qualcosa “fuori da noi”, quando inizia ad esistere solo il “dentro di noi”. In Sangue negli occhi (La nuova frontiera, traduzione di Luca Mariotti) Lina è una donna cilena che vive a New York con il marito spagnolo. Durante una festa, poco prima dell’iniezione che deve fare per il diabete, un’emorragia le riempie l’occhio destro di sangue, rendendola cieca. La sua vita cambia in un istante: come riuscirà a traslocare? Come si muoverà nella casa nuova senza riferimenti? Come finirà il romanzo che stava scrivendo? Impaurita dalle risposte, dalla possibilità che il suo rapporto con Ignacio si trasformi e a riposo forzato per un mese in attesa di vedere le effettive conseguenza dell’emorragia, Lina torna in Cile dai genitori, prendendo le distanze dalla sua vita. Ma il Cile è un paese spaccato, e la sua famiglia piena di ferite. Quando Ignacio la raggiunge, i due si muovono insieme in questa terra ormai estranea a entrambi, eppure per Lina piena di ricordi, in attesa di capire come affrontare il futuro.
Varie ed eventuali
Ci sono due libri italiani nella longlist dell’International BookerPrize (ma anche un libro pazzesco brasiliano che in Italia non si è cacato nessuno).
Il catalogo di Philip Roth passa ad Alelphi.
Sono diventata socia della Libreria Alaska di Affori e quindi qui troverete anche delle cose che faccio/facciamo di là. Potete seguirci su Facebook, Instagram e Threads, ma anche sul nostro sito. Per esempio il 6 aprile organizziamo la prima presentazione milanese del nuovo libro di Pietro Minto, La seconda prova. Modera Chiara Galeazzi.
Nei Paesi Bassi c’è una settimana all’anno in cui ogni libreria regala un libro. Su Il Post.
Ossessionati dal personal branding, su Il Tascabile (bocca mia, taci).
Ersilia Bronzini, femminista. Sempre su Il Post.
Cinque anni di Strategie Prenestine e il nuovo festival.
Cinque domande a…
Giorgio Fontana mi ha passato ricette vegane e dato consigli sulle migliori gite da fare nel deserto di Atacama, ma oggi è qui non nella sua veste di cuoco o di viaggiatore, bensì in quella di scrittore per rispondere alle cinque domande di AdS, cosa per la quale lo ringrazio (ma lo ringrazio pure per tutto il resto). (È uscito da qualche giorno il suo Kafka. Un mondo di verità (Sellerio), che presenteremo con Alaska ad aprile.)
1. Qual è il ricordo più bello che hai come scrittore?
Devo distinguere. Come scrittore nel senso di artigiano della parola, i miei ricordi più belli sono più d'uno, e di pari forza: ogni volta in cui vedo una connessione, diciamo così, e trovo la soluzione a un problema narrativo o linguistico; e ogni volta è la medesima gioia, il medesimo stupore intrecciato a gratitudine. Come scrittore professionista, il ricordo più bello è la sera in cui vinsi il Premio Campiello nel settembre 2014.
2. Qual è il libro che hai scritto che ami di più? E perché?
Prima di noi. Perché è la storia più vasta, corale e impegnativa con cui mi sono confrontato finora.
3. Qual è il primo ricordo che hai con la lettura e/o con un libro?
La mia prima infanzia è stata Topolino, Topolino, Topolino: ho imparato a leggere lì e ne vado fiero. Il primo romanzo che presi in mano — a sette anni? non ricordo bene — fu I tre moschettieri di Dumas. Ero molto appassionato del cartone animato, e mio padre fece rilegare di nuovo la sua vecchia edizione un po' ammaccata, per regalarmela.
4. Che libro stai leggendo in questo momento?
Leggo sempre più libri insieme. Al momento sto centellinando La signora Dalloway di Virginia Woolf; ieri sera 21 marzo 2024 ho finito Kyra Kiralina di Panait Istriati e Animali non umani di Carl Safina; oggi 22 marzo 2024 ho iniziato Le invisibili di Elena Rausa e Follia d'amore. I folli in Cristo d'Oriente e d'Occidente, a cura di Lisa Cremaschi. Sul comodino mi aspettano Koala di Lukas Bärfuss e Appuntamento a Kronstadt di Edgar Reichmann; ho sempre lì anche il Leviatano di Thomas Hobbes ma continuo a spingerlo sotto. Tra le letture più recenti vorrei ricordare Esame di coscienza di un letterato di Renato Serra, dove ho sottolineato queste frasi: "Né il sacrificio né la morte aggiungono nulla a una vita, a un'opera, a un'eredità. Il lavoro che uno ha compiuto resta quello che era. Mancheremmo al rispetto che è dovuto all'uomo e alla sua opera, se portassimo nel valutarla qualche criterio estraneo, qualche voto di simpatia, o piuttosto di pietà. Che è un'offesa: verso chi ha lavorato seriamente: verso chi è morto per fare il suo dovere."
5. La tua libreria sta andando a fuoco e puoi salvare un solo libro per portarlo con te. Raccontaci quale e perché.
Non so. Tutti i libri che amo li posso ricomprare o ritrovare in biblioteca; inoltre non ho né edizioni di pregio né testi cui sono particolarmente affezionato. Prenderei un volume qualunque dall'area mitteleuropea o francese, a futura memoria.
Una parola.
Corsaro - [ cor-sà-ro]. Armatore privato autorizzato dal proprio Stato a condurre per mare la ‘guerra di corsa’; pirata. Dal latino medievale [cursarius], da [cùrrere] ‘correre’.
Un link.
Cosa che succedono ogni secondo (via Una cosa al giorno)
Un disco.
Questa puntata è stata scritta ascoltando Party di Aldous Harding.
Eccoci alla fine pure questa volta.
Come sempre potete rispondere a questa mail se volete salutarmi o avete qualcosa da dirmi. Oppure mi trovate su Instagram, Twitter e Threads.
Fa ancora freddo, quindi non togliete la canottiera e vista la luna in Bilancia: posate quel telefono.
A presto!
Silvia